Covid ricoveri a Bologna, Bordon: "E' peggio della prima ondata"

Il direttore generale dell'Azienda usl Bologna: "Ancora una settimana di passione. Ospedali in difficoltà: mancano anestesisti e infermieri"

Il dg dell'Ausl di Bologna Bordon

Il dg dell'Ausl di Bologna Bordon

Bologna, 10 marzo 2021 - Ancora un'altra settimana di 'passione', perché il numero dei ricoveri a causa del Covid crescerà anche nei prossimi giorni. E' peggio della prima ondata. E negli ospedali c'è bisogno di personale: anestesisti e infermieri. Siamo però vicino al picco dei contagi. E' quanto ha detto Paolo Bordon, direttore generale dell'Azienda usl Bologna, in un'intervista rilasciata all'Ansa. 

Mancano anestesisti e infermieri 

"Abbiamo per fortuna ospedali funzionali", dice Bordon. Ma c'è un problema di personale: "Abbiamo implementato di molto tutto l'assumibile, compresi gli specializzandi" ma non basta. "Anestesisti non ce n'è, ne servirebbe un'altra ventina. Ci servirebbe anche una quarantina di infermieri" e "abbiamo problemi a reclutare Oss con contratti a tempo determinato". Oltre al Covid "dobbiamo mantenere l'attività di urgenza garantita", che assorbe posti letto in terapia intensiva, "ma il tema è il personale".

"Ecco perché - spiega Bordon - abbiamo scelto di concentrare" per ora "i casi Covid su due sole strutture per la terapia intensiva, che sono come Ausl l'Ospedale Maggiore di Bologna e l'ospedale di Bentivoglio", riconvertito Covid hospital da ieri. In più a Bologna c'è la terapia intensiva del Policlinico Sant'Orsola. "Così si ottimizza la presenza massima degli anestesisti". La difficoltà è anche ad assumere a tempo indeterminato candidati ad esempio da altre regioni. Del concorso per 7500 infermieri chiuso i primi di dicembre, sottolinea Bordon, per posti a tempo indeterminato "abbiamo difficoltà a far accettare le assunzioni: su 519 candidati chiamati, solo in 342 hanno accettato, in 70 ci devono pensare. Per assunzioni a tempo determinato, di 36 mesi, abbiamo chiamato 367 candidati e hanno accettato in 44". 

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"Medici di 40-50 anni ora curano i coetanei"

Negli ospedali si sta consumando un vero e proprio dramma, come all'inizio dell'epidemia, ma fuori sembra manchi il senso della realtà. "Fuori dagli ospedali non c'è più la percezione di quel che sta accadendo dentro - spiega il direttore dell'Ausl -. Adesso il mondo va avanti fuori, non dico nell'indifferenza, ma senza sapere quanto accade. Quello che vediamo non è mai accaduto nella storia dell'Ospedale Maggiore". Dalle testimonianze di medici, infermieri che raccoglie, "colpisce il cambio del paziente tipo in questa fase", dice Bordon, "medici di 45-50 anni ora ritrovano in corsia, intubati, ex compagni di scuola, di liceo. Non vedono più gli anziani delle Rsa, ora curano i coetanei". L'impatto psicologico è forte, "sono professionisti straordinari ma c'è stanchezza, ecco perché è stato creato un forte supporto psicologico, in particolare per il personale impegnato nelle terapie intensive e subintensive".

"Ricoveri: è peggio della prima ondata"

"Questa in termini di impatto è la prima ondata per noi". La cosiddetta seconda ondata Covid "non è stata che un allenamento" - dice Bordon - "Nella seconda ondata avevamo un picco di ricoveri che ci sembrava altissimo" ma era niente rispetto ad oggi. "Ora tra tutti gli ospedali della rete ( Ausl, Sant'Orsola e privato accreditato) abbiamo 1160 persone ricoverate. Di queste 199 in terapia intensiva e subintensiva", il doppio di novembre. "Abbiamo trasformato tutto il trasformabile ma il timore è che non ci basti ancora". Oggi c'è una riunione Ausl su "altre aggiunte e riconversioni". 

Per quanto riguarda i contagi, i nuovi casi di coronavirus, "siamo all'apice, siamo al picco tra oggi e domani. Non ci attendiamo un crollo ma un plateau. Il problema sono gli ospedali", dove la "richiesta di ricoveri crescerà per almeno metà della prossima settimana. Ci aspetta ancora una settimana di grande passione", allerta Bordon. "Ora ci sono 12mila persone positive a domicilio: se sviluppano sintomi con necessità di ricovero questo di solito avviene entro 7 giorni". Quando torneranno a respirare gli ospedali? L'auspicio è per "fine aprile". "Ora cominciamo a vedere l'effetto della zona rossa", "nei pronto soccorso l'accesso per pazienti no Covid si è ridotto, ora arrivano prevalentemente con sintomi Covid e questo già è un aiuto".

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L'ondata 'violentissima' arrivata su Bologna Bordon la spiega così: "Non sono state rispettate le regole: i contagi avvengono per il 70% nei nuclei familiari, ad esempio durante cene che non si potrebbero fare", il tutto amplificato dalla maggiore contagiosità di varianti come quella inglese. Quanto alla campagna di immunizzazione "facciamo il massimo coi vaccini che abbiamo. Mi piange il cuore, il problema è che sono pochi e abbiamo potenzialità di farne 3-4 volte quello che stiamo facendo. Abbiamo le squadre, la logistica, i luoghi ma non le dosi". "E' una corsa contro il tempo: solo se entro la fine dell'estate saranno vaccinati il più possibile evitiamo una quarta ondata", "sono fiducioso", dice Bordon.

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