Covid Bologna, lavoratore a Shangai. “Voi siete liberi, io in lockdown“

Luca Visinelli, di Loiano, è in Cina da novembre: "Da oltre un mese lavoro da casa e da metà aprile posso uscire all’interno della mia zona"

Migration

Shangai (Cina), 4 maggio 2022 - Luca Visinelli è arrivato a Shanghai lo scorso novembre. Nato a Loiano – dove è stato anche consigliere comunale – ora la sua professione ha raggiunto un ulteriore step in Cina, assumendo il ruolo di professore universitario di Fisica. Ma se qui, nel suo Paese di origine, si inizia a girare senza mascherina anche in bar e ristoranti al chiuso, sfiorando una quasi ritrovata ‘normalità’, la situazione è ben diversa nel luogo dove, attualmente, lavora il bolognese.

Dal primo aprile, infatti, a Shanghai è tornato l’incubo del lockdown , così come lui stesso racconta: "Al momento la Cina è chiusa agli stranieri. Ora come ora non posso, infatti, invitare collaboratori a lavorare con me – spiega Luca –. E nemmeno studenti che arrivano da fuori: è un problema, ma si spera si possa risolvere quanto prima. Io ho potuto raggiungere Shanghai perché rientro nella categoria di high-talent, cioè persone che questo Paese richiede per espandersi e che ha così un visto speciale".

Un viaggio che non è stato certamente sprovvisto di ostacoli: tre le settimane di quarantena, dove dall’aeroporto all’hotel Covid non era possibile avere alcun tipo di contatto o, tantomeno, alcun tipo di sosta. Nemmeno per prelevare al bancomat .

"È stato un isolamento totale per le prime due settimane, poi se n’è aggiunta un’ulteriore perché la mia destinazione era Shanghai. In quell’ultima potevo uscire, ma solo in strada: vietate erano le metro o i posti affollati. Questa è la prassi con cui la Cina si protegge". Ma superate queste prime limitazioni, al di fuori vi era a quei tempi una ritrovata libertà. "Mi ricordo ancora quando in Italia, in zona rossa, non si poteva uscire nemmeno dal proprio Comune: arrivato qui per me è stato strano poter partecipare alle riunioni senza mascherine, anche in posti piccoli. Era come se ci si fosse dimenticati della pandemia: a Shangai è tutto molto tecnologico e ogni cosa passa attraverso lo smartphone. Abbiamo un’applicazione che prevede un bollino verde, cioè un lasciapassare". Dal primo aprile scorso, però, la situazione è cambiata. Continuando a perseguir e l’obiettivo ‘Covid zero’ e visti i primi aumenti dei contagi, Shangai ha optato per un lockdown totale. E Luca lavora ora da casa, "più precisamente nel mio salotto (ride, ndr ) da ormai più di un mese. Qui non hanno mai avuto problemi seri di Covid per più di due anni, ma ora con Omicron è diverso e stanno cercando di imparare a gestire la variante – continua –. Così continuano con la loro strategia, cambiandone il protocollo: per riparare alla situazione hanno, infatti, optato per un lockdown. La città è organizzata in piccoli quartieri con una trentina di edifici ognuno: da metà aprile possiamo girare all’interno della nostra zona, ma non possiamo uscire dai cancelli. Facciamo così vita da comunità: i supermercati sono chiusi, ma si compra all’ingrosso per tutti i cittadini del quartiere, che sono più di duemila. Dato che il mio distretto non ha avuto casi per una settimana, saremo liberi tra qualche giorno, ma resterà questa policy: se un edificio del complesso in cui vivo avrà un caso positivo, dovremo rimanere all’interno del quartiere".

Ma Luca, nonostante tutto, rimane ottimista. "Stare a casa non piace a nessuno. Ma data la situazione non abbiamo avuto grandi problemi: cibo e acqua non mi sono mai mancati. E le scorte sono maggiori di quelle che in realtà mi servono – conclude –. La gente è molto gentile e ho iniziato a far amicizia con gli inquilini degli edifici: credo che questo sia uno step back per poi andare avanti. Dopo la riapertura, qua a Shanghai, ci saranno molte occasioni lavorative".

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro