Bologna, crac del sito ’Stockisti’: riciclarono 340mila euro, due imputati condannati

Sono i rappresentanti di due società che acquisirono l’azienda fallita. Il noto canale di e-commerce di prodotti tecnologici chiuse cinque anni fa

Crac del sito stockisti

Crac del sito stockisti

Bologna, 3 novembre 2022 - Erano accusati di avere riciclato circa trecentomila euro (339.169 per l’esattezza) derivati dalla distrazione dei beni della società che hanno per un periodo amministrato, prima l’uno e poi l’altro: perciò sono stati condannati, in abbreviato, a un anno e dieci mesi, con pena sospesa e non menzione nel casellario giudiziale. La vicenda è quella del noto sito di vendita di articoli tecnologici a prezzi vantaggiosi ’Gli Stockisti’, chiuso cinque anni fa dopo l’indagine per bancarotta, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte e riciclaggio, coordinata dal pm Nicola Scalabrini. A processo sono finite sedici persone: tredici di queste hanno iniziato la settimana scorsa il processo con rito ordinario, una è stata stralciata in quanto irreperibile, e due invece, di 70 e 53 anni, legali rappresentanti di una società che, tra il luglio 2013 e l’ottobre 2016, avrebbero acquistato e poi rivenduto a una decina di migliaia di euro e nel giro di pochi mesi il ramo d’azienda della società che gestiva il sito e che era nel frattempo fallita nel 2013, operazioni mirate, secondo l’accusa, a "ostacolare l’identificazione della provenienza delittuosa" del ramo d’azienda distratto dalla società fallita. I due, difesi dagli avvocati Ludovico Gamberini e Marco Sciascio, erano accusati perciò di solo riciclaggio e sono stati condannati ieri mattina dal giudice dell’udienza preliminare Claudio Paris appunto a un anno e dieci mesi. Il pm ora titolare del fascicolo, Antonello Gustapane, aveva chiesto nella scorsa udienza una condanna a due anni e otto mesi.

Le motivazioni saranno depositate tra 45 giorni; intanto, gli avvocati degli imputati anticipano che con ogni probabilità presenteranno appello alla sentenza, ritenuta però tutto sommato "equilibrata", dall’avvocato Sciascio, mentre il collega Gamberini ribadisce come in appello si potrà "sottolineare come la consapevolezza, da parte del mio assistito, di fare parte di un meccanismo poco trasparente difettasse; manca dunque il profilo soggettivo del dolo".

Il giro d’affari complessivo contestato al sito Stockisti e ai suoi amministratori, socie e legali rappresentanti è di ben 190 milioni di euro in tre anni (2013-2016): merito, secondo l’accusa, di potersi permettere di mettere sul mercato online prodotti scontati del 20%, non pagandovi sopra le imposte previste dalla legge. Il debito d’imposta stimato è di circa 40 milioni di euro. Il tutto tramite la cosiddetta frode carosello: appoggiandosi a una società maltese, che acquistava i prodotti dall’estero e li rivendeva poi a società italiane che di anno in anno mutavano, l’Iva non veniva pagata e, alla fine, i prodotti tech venivano venduti online a prezzi scontati.

I domini della piattaforma online dal vorticoso giro d’affari venivano poi via via ceduti a sei società differenti (di una di queste, con sede a Marzabotto, si erano appunto succeduti come legali rappresentanti gli imputati condannati ieri), con sedi in diverse zone d’Italia, che li acquistavano e poi cedevano dopo qualche mese. Ciascuna diventava poi concessionaria dell’azienda maltese, che si occupava di acquistare dall’estero i beni e poi di rivenderli alla società che in quel periodo possedeva il sito, la quale a sua volta li proponeva ai consumatori finali.

La prossima udienza del processo con rito ordinario è attesa per febbraio 2023.

 

 

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