Cesare Cremonini: "A Sanremo tutta la mia Bologna"

Ieri la prima volta del cantante al Festival: grande successo e standing ovation. "Sotto le Torri molti segreti diventano canzoni. Ma serve un po’ di follia"

Cesare Cremonini con Amadeus sul palco di Sanremo 2022 (Ansa)

Cesare Cremonini con Amadeus sul palco di Sanremo 2022 (Ansa)

Bologna, 4 febbraio 2022 - È una Bologna a due passi dalle onde quella vagheggiata ieri da Cesare Cremonini sul palco del Festival di Sanremo, ambientando per una sera le sue storie d’Emilia in riva al mare. Standing ovation per il super ospite, dal medley iniziale con i successi di una vita a ‘50 Special’ sul palco dell’Ariston, passando per l’ultimo brano, ‘La ragazza del futuro’. Tutti in piedi. E poi i portici, inconfondibili, a dominare la scenografia e i siparietti con Amadeus. "Dopo aver detto sì al Festival, mi sono chiesto: che repertorio faccio?" ammette. "Così ho pensato a dov’è nata la mia storia. E la mia storia è nata sotto ai portici di una piccola, grande, città in cui molti segreti diventano canzoni. E quelli che non diventano canzoni rimangono segreti, perché Bologna non ha alcuna attenzione da parte dei media e del gossip dello spettacolo. Per questo si sa più di Bologna dalle canzoni dei bolognesi che dai giornali".

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Ventitré anni di storia in un medley.

"Ho deciso, però, di iniziare non da una festa, ma da ‘Nessuno vuol essere Robin’ in versione per pianoforte e archi. Perché Robin comincia con una domanda: come mai sono venuto stasera? Comincia con una camminata solitaria sotto ai portici, che è una riflessione solitaria. E m’è piaciuta subito l’idea di stare davanti a dodici milioni di persone e offrirgli una consuetudine della mia città, dove la solitudine è una parte stessa della vita. Ci sono, infatti, dei momenti di calma piatta in cui i portici rimbombano per davvero dei suoni delle parole. Ho capito che potevo raccontare una storia che parte dal piccolo e arriva al grandissimo".

Un omaggio?

"Sì, ma anche qualcosa di più. Qualcosa di molto personale, di molto intimo. E dopo questa bella domanda, via con il viaggio che m’ha portato fino a ‘Poetica’, il massimo del fasto, della spettacolarità, dell’esuberanza musicale, che si chiude con una grandissima coda strumentale di fiati, archi, pianoforti e strumenti vari. In mezzo ‘Marmellata #25’ col suo ritornello da stadio, perché è una di quelle canzoni che mi hanno portato nei palasport, poi ‘Logico’ e ‘La nuova stella di Broadway’, che con i suoi quasi 40 milioni di streaming ha toccato più generazioni".

La scenografia che entra nelle canzoni e viceversa.

"Sì, perché le mie canzoni sono storie di immagini, di sentimenti vissuti, di riflessioni. Da questo punto di vista è stato bello ricevere il supporto di tutti all’idea di creare un grande scenario ‘live’ all’interno dell’Ariston. Un messaggio importante da veicolare attraverso la tv; siamo, infatti, tutti in attesa di ricominciare a fare i concerti e di tornare a vederli".

Il messaggio, a suo avviso, è arrivato?

"Credo, quindi, che sia stato un impatto molto forte sentire tutta quell’energia da un performer come me su un palco piccolissimo che da casa sembra però enorme e che noi, spero, abbiamo contribuito a rendere ancora più grande. Tutto questo con l’urgenza di stimolare una riflessione sul bisogno di musica, di cinema, di teatro, che c’è in questo momento nel nostro paese. A Sanremo ho ricreato esattamente le professionalità, i punti di riferimento, gli spazi, dei miei spettacoli negli stadi. Mi sono preparato a fare un tour, sebbene sapessi di dover fare solo 15-20 minuti di esibizione. E non nascondo che, quando ho rivisto assieme tutta la mia squadra di lavoro, l’emozione è stata fortissima. Una grande gioia".

Perché debuttare a 41 anni al Festival?

"Quando ho iniziato a fare questo lavoro avevo 18 anni, ma già da quando ne avevo 11 mi sognavo cantante. Non avrei mai pensato, però, di arrivare a cantare negli stadi o a fare il super ospite a Sanremo. Ai tempi dei Lunapop, nel 2000, non ci presero, e oggi dico che è stato meglio così. Non ero pronto, ero immaturo per affrontare questo palco. In questo momento davanti a me ho il vuoto, la libertà di fare quel che desidero senza cercare riferimenti. Quindi la mia presenza a Sanremo è stata frutto dell’inconsapevolezza e di un filo di follia".