
Urso arriva a Bologna per dare l’annuncio. L’azienda che entra è top secret. Ci saranno nuove assunzioni. La commozione delle lavoratrici che si sono battute per la sopravvivenza: "Una vittoria delle donne".
"La Perla è salva". Un’inaspettata ma finalmente lieta sorpresa che cancella tutta la tensione delle scorse settimane e lascia spazio alla commozione di chi ha seguito la vertenza delle ’perline’, le lavoratrici che si sono battute con coraggio per la sopravvivenza della sorica azienda di lingerie. Così, ieri, il silenzio percepito all’arrivo del ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, è svanito come d’incanto dopo l’annuncio del Mimit: l’azienda ripartirà.
Su indicazione di Urso, il tavolo di aggiornamento relativo alla vertenza La Perla era stato convocato per ieri mattina a Bologna. Prima di entrare, in tanti, fuori dai cancelli di via Mattei, pensavano che se il ministro è arrivato a Bologna "allora vuol dire che ci sono buone notizie". E in effetti, prima di chiudersi all’interno degli uffici de La Perla, Urso ha annunciato la novità: il brand bolognese potrà tornare alla sua attività.
Una svolta molto attesa dopo le ultime vicissitudini. Perché il 10 aprile è scaduta la cassa integrazione anche per le dieci lavoratrici de La Perla Italia. Mentre il 25 gennaio è cessato l’ammortizzatore sociale per le 40 dipendenti de La Perla Management. Sul nuovo acquirente, però, filtrano poche novità. Si sa solo che il 10 giugno verrà svelato il suo nome e presentato il piano industriale al Mimit, a Roma. Per il resto è tutto ‘top secret’. Di certo c’è che La Perla sarà assegnata a un "soggetto unitario" conferma Urso, che "ha manifestato il proprio interesse per il marchio, il sito produttivo e i lavoratori, presentando un progetto industriale concreto per il rilancio di questa icona della moda italiana. In questo stabilimento è cominciata la storia del Made in Italy che stupisce e affascina il mondo".
Nel piano industriale è prevista l’assunzione dei 210 dipendenti coinvolti nelle procedure La Perla Management e La Perla Italia e si lavora a un incremento di 40 nuovi dipendenti. "È stata una delle crisi più complesse che il ministero abbia mai dovuto affrontare", ha detto Urso.
Tanti sono stati i punti di discussione tra Roma e i commissari, le organizzazioni sindacali e anche i rappresentanti degli enti locali. L’annuncio del ministro però apre al rilancio de La Perla e finalmente anche le perline possono esultare: "La commozione è tanta", dice la ricamatrice Pina Di Tullio. "Ho passato diversi momenti brutti, ora finalmente qualcuno crede in noi – continua -. L’azienda è fatta con le nostre mani: forza, tenacia e unione. In queste cose noi donne siamo brave". Dal 10 giugno Di Tullio si aspetta "un compratore con un piano industriale ben fatto, che ci permetta di riprendere a lavorare immediatamente". Inoltre, la speranza è che "ascolti i nostri consigli, a prescindere che sia uomo o donna". Durante tutta la giornata di ieri, la ’perlina’ ha indossato una collana di corallo con un corno: "L’ho sempre portata in segno di scaramanzia, alla fine ha portato bene", conclude.
Quello di ieri è l’ennesimo capitolo di una storia iniziata oltre 70 anni fa, nel 1954, quando in un piccolo laboratorio di corsetteria bolognese, la sarta Ada Masotti ha fondato La Perla. Dopo un periodo da leader del settore a livello nazionale e internazionale, negli anni Ottanta, quando i capi di La Perla erano uno status symbol, la vicenda cambia intorno al 2008, quando la famiglia Masotti cede l’attività a un fondo americano. Inizia così un periodo complesso dal quale la ditta sembra non riuscire a venirne a capo. Nel mezzo la parentesi dell’imprenditore Silvio Scaglia e il passaggio al fondo anglo-olandese di Lars Windhorst. L’azienda è colpita da crisi profonde ormai da 18 anni. Però nella giornata di ieri è emerso uno spiraglio di luce: è arrivato un nuovo compratore. Nella speranza che possa essere davvero l’inizio di una nuova vita per La Perla e per i suoi lavoratori che da oltre 70 anni portano in alto il nome del marchio.