REDAZIONE BOLOGNA

Cristina Morganti danza e grida la ’crisi personale’ che è di tutti

Su un tappeto musicale che spazia da Vivaldi al punk-rock, da Giselle di Adolphe Adam, alla musica elettronica di Ryoji...

Su un tappeto musicale che spazia da Vivaldi al punk-rock, da Giselle di Adolphe Adam, alla musica elettronica di Ryoji...

Su un tappeto musicale che spazia da Vivaldi al punk-rock, da Giselle di Adolphe Adam, alla musica elettronica di Ryoji...

Su un tappeto musicale che spazia da Vivaldi al punk-rock, da Giselle di Adolphe Adam, alla musica elettronica di Ryoji Ikeda, si alternano momenti di danza e di parola seguendo il ritmo di ’Behind the Light’. Sul palco dell’Arena del Sole infatti, oggi alle 19 va in scena il nuovo lavoro della danzatrice e coreografa Cristiana Morganti. Storica componente del Tanztheater Wuppertal, la compagnia di Pina Bausch, ha intrapreso da anni un percorso come autrice e coreografa in Italia e all’estero, vincendo numerosi riconoscimenti.

Dopo il successo di Moving with Pina e Jessica and Me, tutt’ora in tour, e ancora in seguito all’esperienza del trio ’In Another Place’ creato nel 2021 in collaborazione con il danzatore Kenji Takagi e la violoncellista Emily Wittbrodt, l’artista italiana di base a Wuppertal ha dato vita a questo nuovo assolo, che fin dalle prime battute conferma e rilancia, alla luce di una nuova maturità interiore, la grande ironia alternata a momenti di intensa poesia che sono la sua cifra distintiva.

Spettacolo fortemente autobiografico, che racconta di una crisi familiare, professionale e intima, una sequela di eventi con il tipico ’effetto domino’, in cui una disgrazia pare chiamarne un’altra e sembra venga meno ogni singolo punto di riferimento, ogni certezza. La vicenda personale risuona con intensità in chi guarda, in un momento storico che, con una pandemia, una crisi economica e di valori, si può definire fra i più destabilizzanti della contemporaneità. Questa ’personale crisi globale’ viene quindi mostrata, presa in giro, aggirata, attraversata, superata grazie al potere rigenerativo della confessione e soprattutto dell’arte, ora urlata, ora sussurrata tra le lacrime, con il capo adagiato sul pavimento. Scorre un montaggio di quadri, che vede la protagonista recitare, danzare, cantare su una scena bianca e sospesa in cui irrompono, per dialogare con l’interprete, i raffinati video di Connie Prantera.