
Il consigliere regionale dem: "Il nuovo segretario ha grande senso del partito. Le divisioni 2021? Una ferita ancora aperta. Ma pieno sostegno al bis del sindaco".
"L’unità è un valore molto importante per il Pd, ma deve poggiare su una forte condivisione politica". Francesco Critelli, consigliere regionale Pd, già deputato e segretario provinciale, non nasconde una certa soddisfazione per l’intesa di tutte le anime del partito su Enrico Di Stasi, prossimo segretario della Federazione più grande d’Italia.
Che cosa si aspetta dall’era (unitaria) di Di Stasi alla guida del Pd di Bologna?
"Io ed Enrico siamo coetanei (entrambi classe 1978, ndr) e siamo cresciuti insieme nella sinistra giovanile e nei Ds. Anche se a volte non siamo stati sulla stessa lunghezza d’onda, gli ho sempre riconosciuto grandi capacità politiche, umane e un grande senso di comunità. Un tema importante, soprattutto alla luce del fatto che in questi anni è mancata a volte la volontà di tenere insieme e unito il partito".
Il riferimento è alla segretaria uscente, Federica Mazzoni?
"Ora dobbiamo guardare avanti. Anzi ringrazio Federica per il passo di lato, un gesto che ha contribuito a farci raggiungere l’unità".
Di Stasi su che cosa dovrà impegnarsi di più superando gli errori del passato?
"In primis è necessaria una ricucitura tra comune capoluogo e comuni dell’area metropolitana. Basta al partito bolognacentrico: vanno tenuti insieme i territori, considerando le specifiche peculiarità di pianura, montagna, comuni della prima cintura. Da qui, servono maggiori momenti di condivisione e confronto. Dobbiamo fare del Pd di Bologna un partito più presente e attrattivo. Abbiamo davanti la sfida amministrativa del 2027 ed è necessario un partito vivo, capace di ripartire anche dopo decisioni sofferte, come la riduzione delle sedi".
Di Stasi ha detto che garantirà autonomia al Pd anche se fa parte dello staff di Lepore. Non crede che dovrebbe dimettersi?
"L’autonomia del partito non significa una presa di distanza dalla nostre amministrazioni che, anzi, il Pd deve sostenere. Ma è evidente che il partito abbia bisogno di un profilo autonomo, di una propria interlocuzione coi cittadini, di avanzare proposte, di fare da pungolo. Ma le riflessioni di Enrico (durante il lancio della candidatura, ndr) sono state intellettualmente molto nette. Quello sarà un tema che si affronterà tutti insieme, coi tempi dovuti, senza fretta. Nessuno gli mette un cappio al collo: ciò che conta è l’autonomia politica".
Vista la frattura del 2021 post-primarie che escluse dalle liste Pd due ex assessori di area riformista Alberto Aitini e Virginia Gieri, i rapporti tra la sua area e Lepore restano tesi?
"Con Lepore non c’è mai stato alcun problema personale, ma è evidente che la frattura del 2021 sia una ferita ancora aperta, frutto di scelte profondamente sbagliate. Questo non impedisce a nessuno di noi di sostenere l’operato del sindaco e la sua ricandidatura nel 2027. Ma restiamo della nostra idea, come abbiamo dimostrato allo scorso congresso con la candidatura di Dario Mantovani: il Pd dev’essere un partito plurale che non mette da parte nessuno".
Crede che Di Stasi aiuterà a rimarginare la ferita del 2021?
"Ne sono convinto, altrimenti non sarebbe vera unità".
Matteo Meogrossi, Aitini e Giulia Caciolli resteranno in segreteria. Come s’immagina la prossima squadra?
"Ho guidato la Federazione per 4 anni, la scelta del gruppo dirigente che affiancherà il segretario spetta a lui. Ma sono certo che sceglierà uomini e donne molto capaci".
Dalla prima segretaria donna si ritorna a un uomo segretario. Non teme che, così, le donne vengano penalizzate?
"Le donne saranno necessariamente valorizzate: la parità di genere è nel Dna del Pd".