Cua, il valzer delle aule Occupato un altro spazio Graffiti e serate alla facoltà di Lettere

Il collettivo ha liberato l’aula VI, per permettere lo svolgimento delle lezioni. Aperto uno ‘sportello sociale’ alla Roveri al piano terra del 38. Intanto la Digos sta chiudendo le indagini sui vandalismi del 10 novembre

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È un’occupazione ‘fluida’ quella del Cua al 38. Dopo lo sgombero di via Oberdan, i ragazzi del collettivo giovedì scorso si erano stabiliti a Lettere, loro ‘casa base’ dove avevano preso possesso dell’aula VI. Salvo poi decidere, per motivi di opportunità (in aula VI ieri mattina erano in programma lezioni) di spostarsi nella vicina aula Attilio Roveri, al piano terra di via Zamboni 38. Questo, nel corso della serata organizzata domenica sera in facoltà, non solo con dibattiti e proiezioni di film, ma anche con performance di street art distribuite sulle pareti dell’Ateneo. Ossia, tre graffiti.

I ragazzi di Cua sostengono di aver sottratto "al sottoutilizzo, alla polvere", l’aula Roveri, "usata sporadicamente solo per qualche seminario, convegno o buffet con champagne e tartine", scrivono. Ritenendola dunque a disposizione, per "farla propria, per continuare a usare via Zamboni 38 come una casa atta a colmare il vuoto abitativo che questo rettorato si è assunto la responsabilità di creare con lo sgombero di via Oberdan 16, lasciando però l’aula VI libera e disponibile al normale svolgimento di quelle lezioni che annualmente ci costano già migliaia di euro di tasse", spiegano. Ieri, nel nuovo spazio occupato il Cua ha già avviato le sue attività, riassunte in uno sportello sociale dove pianificare azioni e accogliere nuove idee.

Questo, mentre la Digos è al lavoro per concludere le identificazioni per i fatti accaduti durante il corteo del 10 novembre scorso, culminato con i vandalismi al Conad di via Indipendenza, reo di essere un supermercato "di lusso" e il fantoccio raffigurante la premier Giorgia Meloni appeso a testa in giù dalla Garisenda. Poi sarà la volta dei fatti di via Oberdan, dove gli attivisti trovati all’interno di Casa Felicini-Giovannini potrebbero essere denunciati per invasione di terreni ed edifici. La posizione più pesante è sicuramente quella dei tre che sono rimasti barricati sul tetto fino alle 19.

Un’occupazione, quella del cinquecentesco palazzo del centro storico di proprietà dell’Ateneo, definita dagli studenti del collettivo una risposta all’emergenza abitativa degli universitari. Tema su cui è necessario un incontro con il rettore Giovanni Molari. Incontro cercato, senza successo, anche lo scorso venerdì, con un blitz in Rettorato. La richiesta è l’apertura di un tavolo di trattativa con l’Alma Mater e il Comune, dove discutere le tante proposte sullo spinoso problema degli attivisti del Cua: "Pretendiamo risposte e non chiacchiere, non menzogne, da questo rettorato – chiudono gli antagonisti –. E se qualcuno al 33 di via Zamboni se lo stesse chiedendo preoccupato, tranquilli: anche a noi piace il caviale, quindi si potranno organizzare tutti i buffet che vorremo nella nuova aula delle precarie della zona universitaria".

Nicoletta Tempera

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