Bologna, Cucinella: "Lo stadio? Meglio fuori dal centro"

L’archistar sul futuro dell'impianto: "Il Dall’Ara si trasformi in un centro sportivo a vocazione universitaria"

ESPERTO Mario Cucinella, celebre architetto che ha scelto la Bolognina come sede del suo studio

ESPERTO Mario Cucinella, celebre architetto che ha scelto la Bolognina come sede del suo studio

Bologna, 5 settembre 2018 - «Dico ‘bravo’ al sindaco Merola, perché è giusto che i Prati di Caprara diventino un nuovo parco pubblico, ma resto dell’opinione che servirebbe uno stadio nuovo, perché il Dall’Ara non è più adeguato ai tempi». Parola di Mario Cucinella, architetto ‘visionario’ e malato di futuro che ha firmato – tra i tanti progetti – il Centro Arti e Scienze Golinelli.

Cucinella, soddisfatto della svolta del Comune?

«Merola mi ha sorpreso in positivo, ne avevamo anche parlato: è giusto che i Prati di Caprara diventino un parco pubblico senza nessuna opera di cementificazione».

Il progetto dell’outlet della moda sembra definitivamente accantonato.

«Meno male, la zona vicino all’Ospedale Maggiore ha bisogno di respirare, assediata com’è oggi dalle auto. Questa città ha bisogno di più verde pubblico, perché ne ha troppo poco e sbilanciato solo su una parte».

I Prati sarebbero un’area adeguata a un parco come lo immagina il sindaco?

«Dipende dai costi di gestione, è chiaro, ma io mi permetto di suggerire di coinvolgere l’ospedale: un’idea potrebbe essere quella di creare un’area verde ‘terapeutica’ che coinvolga chi è in cura per qualche malattia, sarebbe un parco legato alla nostra tradizione, ma anche moderno».

Che ne pensa del restyling dello stadio?

«Ritengo che il Dall’Ara non sia più adeguato: certo, c’è un legame affettivo con Bologna, ma in un’ottica più metropolitana perché non spostare lo stadio fuori dal centro, magari in un’area più accessibile? Sarebbe un impianto nuovo, piccolo, ma efficiente, potrebbe essere usato per concerti e attività commerciali».

E il Dall’Ara che fine farebbe?

«Lo trasformiamo in un centro sportivo, a vocazione universitaria, magari in grado di ospitare anche una residenza studentesca e le tante società e associazioni che lavorano sul territorio».

Una visione coraggiosa.

«Eh, ma bisogna avere coraggio e non paura. Viviamo in un momento di grandi conflitti, ma a Bologna è ancora possibile ascoltare cos’ha da dire la gente e magari proporre una visione di futuro che è ciò che ci manca di più. Bologna ha questo coraggio nel dna, basta solo riprenderselo».

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