
Una foto dell’allestimento all’interno del Museo civico medievale dove fino al 5 ottobre si potrà visitare la mostra ’Per imagines’
I classici latini nell’interpretazione di artisti di epoche e dagli stili molto differenti, creano la mostra Per imagines. Classici latini e libri d’artista da Dürer a Picasso, visitabile da oggi e fino al 5 ottobre al Museo civico medievale. Un’esposizione con una preziosa selezione curata da Francesco Citti e Daniele Pellacani, e con una missione: evidenziare quanto i grandi classici siano stati modelli fondamentali per lo sviluppo della letteratura e dell’arte europea. La selezione degli esemplari esposti prestati dalla Biblioteca di Busseto di Cariparma (donazione Corrado Mingardi), dalla Biblioteca Universitaria di Bologna – BUB e da numerosi artisti e collezionisti privati – è un viaggio che ci porta ad ammirare opere come l’Apuleio simbolista di Max Klinger del 1881 o le Metamorfosi ovidiane di Pablo Picasso, un lavoro che segna un punto di svolta fondamentale nel modo in cui il libro d’artista contemporaneo si pone di fronte al modello classico: l’esperimento di Picasso del 1931 influenzerà infatti, pur con esiti differenti, opere quali le Georgiche di Giacomo Manzù del 1948 o il De rerum natura di Enrico Baj del 1958.
Per fornire un quadro ampio e articolato della varietà dei possibili approcci al modello letterario latino, sono esposti libri che riflettono stili e epoche differenti, come il Virgilio del 1926 e l’Orazio del 1939 di Aristide Maillol, il Catullo di Filippo De Pisis del 1945 o il Lucrezio di Giulia Napoleone del 2014.
Per rendere più completa e stimolante l’esperienza dello spettatore, la mostra si propone di affiancare ai libri d’artista contemporanei antiche edizioni illustrate dei classici latini, tra cui il Terenzio di Albrecht Dürer, i cui disegni furono incisi e stampati solo nel 1971 grazie all’iniziativa dell’Officina Bodoni. Si ammirano anche 150 tavole calcografiche delle Metamorfosi di Ovidio corredate da una quartina in francese nell’esemplare del 1605 con le incisioni di Antonio Tempesta, che appartiene alla collezione di stampe donate da Benedetto XIV all’Istituto delle Scienze di Bologna.
"Abbiamo lavorato su tre aspetti della visualità – racconta Francesco Citti – ragionando sulle opere letterarie che si ispirano alle opere d’arte, a quelle dove il testo a volte gareggia con l’immagine e agli artisti che leggono i testi e li illustrano a partire dal Rinascimento e fino alla contemporaneità". Lungo la durata della mostra si terranno varie conferenze a cominciare da quella del 6 giugno con Gianluigi Baldi e Antonella Duso che parlano di Orazio nelle traduzioni dei poeti italiani.
Benedetta Cucci