Dai denti la verità: quei resti sono di Carabellò

L’avvocato Iannuccelli: "Ora ci aspettiamo importanti risposte dall’analisi del giaccone di Biagio"

Ora non ci sono più dubbi: quei resti trovati tra sporco ed erba incolta nel fossato al Parco Nord sono di Biagio Carabellò. Il primo punto fermo, sulla tristissima storia dell’operaio quarantaseienne scomparso dalla Bolognina il 23 novembre del 2015, è stato messo dall’esito degli accertamenti odontoiatrici disposti dalla Procura: l’arcata dentale della salma è stata confrontata con il calco dentale recuperato dalle vecchie cartelle cliniche di Carabellò. E "dal confronto – informa la Procura – è emersa la corrispondenza tra peculiarità anatomiche, patologiche e terapeutiche, oltre all’assenza di elementi di incompatibilità. Ciò è sufficiente per identificare il cadavere nella persona di Biagio Carabellò".

Con questa conferma - ancora in attesa della prova del Dna - si apre la seconda fase delle indagini sulla scomparsa e la morte di Biagio Carabellò. Il fascicolo aperto in Procura è per omicidio e le indagini sono affidate ai carabinieri del Nucleo Investigativo. Che già martedì mattina sono tornati in via Romita, dove il 23 marzo scorso alcuni operai impegnati nella pulizia del fossato avevano notato un teschio umano e dato l’allarme. Nel corso del sopralluogo, a cui ha preso parte anche lo staff dell’anatomopatologa Cristina Cattaneo a cui la Procura ha delegato accertamenti sulla salma, sono stati recuperati altri frammenti di ossa, oltre a una siringa, che dovrà essere analizzata, e al cellulare di Biagio, senza scheda sim.

"Ci auguriamo che questo telefonino, benché senza scheda, possa contenere elementi utili a chiarire le ultime ore di Biagio", spiega l’avvocato Barbara Iannuccelli, che rappresenta la famiglia della vittima. Il cellulare trovato nel fossato sarebbe quello usato da Carabellò nei mesi immediatamente precedenti alla sua scomparsa: "Fino all’estate del 2015 – prosegue la legale – Biagio aveva usato un altro telefonino, che la sorella ha ritrovato nella sua stanza e che è stato consegnato a suo tempo alla Procura. Le attività di quel cellulare si fermavano all’estate. E questo ci aveva fatto supporre che Biagio, nel periodo successivo, avesse utilizzato un altro telefono. Effettivamente, dagli accertamenti dei carabinieri emerse l’esistenza di un altro codice collegato all’email di Biagio, relativo all’utenza utilizzata nell’ultimo periodo".

Un ritrovamento importante, insomma, "ma non nutro grande speranza – dice ancora Iannuccelli –: la zona dove è stato trovato il cadavere per un mese intero è rimasta aperta. Senza un controllo, il potenziale assassino sarebbe potuto andare lì e magari sistemare vicino al fossato il telefono, privato della sim". Un elemento invece determinante, per la famiglia di Biagio, è rappresentato dai resti del giaccone dell’uomo, trovato addosso alla salma: "Con i nostri periti di parte, lo staff della dottoressa Roberta Bruzzone, chiederemo alla Procura di partecipare agli esami sulla giacca. Per noi può ancora parlare".

Nicoletta Tempera

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