
Innamoramenti, batticuori, amicizie, sorellanze, uomini tenebrosi, lettere anonime... La giovane letteratura femminile degli ultimi tempi, quella delle neo-scrittrici capaci di un affaccio importante sui social, ha trovato un’attenzione sempre maggiore fra un pubblico presumibilmente nuovo. Dai social ha tratto lo pseudonimo la ventiseienne Sonia, che di cognome fa Ouzir (padre marocchino, madre calabrese), ma che nel suo primo romanzo compare come Mares. "Perché quello – spiega lei – era il nome con cui mi firmavo su Facebook per non farmi sgamare dai miei genitori".
Sonia Marers (molto attiva su Instragram e soprattutto su Tik Tok) presenta dunque oggi alle 18 alla Feltrinelli di piazza Ravagnana il suo primo romanzo ‘L’odore del velluto’ (Pendragon) con Federico Miceli. Con studi liceali alle spalle e con una laurea in Lettere da inseguire (mancano 6 esami), lei lavora adesso in un locale dove si occupa soprattutto di digitale. E nei locali (immaginari ma non troppo) si snoda questa vicenda di ambientazione bolognese. "Tutto si svolge – spiega l’autrice – attorno al quartiere Santo Stefano".
Quanto c’è di autobiografico in quello che racconta?
"In realtà non tanto, anche se la protagonista ha molti punti di contatto con me. Ho preso spunto soprattutto dalle storie riportate da amici. Parlo di amori non corrisposti, tradimenti, amicizie femminili. E ambiento le vicende soprattutto in due locali, il Velluto che esiste davvero, e l’Essenza che ho inventato. Il titolo si riferisce al fatto che le cose cambiano a seconda della percezione".
Dipinge il ritratto di una generazione di ventenni dove non compaiono droghe, trasgressioni o angosce profonde. Come mai?
"L’unica dipendenza presente nel libro è quella di un ragazzo attratto morbosamente dai videogiochi. Forse ho voluto raccontare una storia edificante costruita su cose che svaniscono".
Ha scrittori di riferimento?
"Amo molto Enrico Galiano e Riccardo Bertoldi ma anche Erri De Luca. Il mio stile non è ovviamente simile al loro. Ho sempre scritto per passione, prima racconti e poi spezzoni di libro. Alla fine ho deciso di dimostrare a me stessa che potevo ultimare un romanzo. Amo le cose d’altri tempi e mi affascina il profumo della carta".
Cosa significa per lei pubblicare un romanzo?
"Rendere felici i miei genitori ed essere stata capace di costruire qualcosa di mio e di diverso. Qualcosa per essere notata".
c. cum.