Dai telefoni la pista per trovare i killer

Un lavoro certosino sulle celle telefoniche, unito all’importante testimonianza della donna tunisina e dei due connazionali che la mattina del 12 luglio hanno chiamato il 112 da via Larga ha permesso ai carabinieri di stringere il cerchio sull’atroce omicidio del 20enne marocchino. Concluso con tre tunisini fermati (uno rimesso in libertà dopo la convalida). La vittima sarebbe stata legata mani e piedi, come in croce, e seviziata con un coltello, dopo una prima colluttazione con gli indagati. Il motivo di tanta violenza sarebbe riconducibile a problemi di spartizione del bottino di un furto in Riviera.

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