"Dalla e Roversi: così omaggio due grandi"

Peppe Servillo a Napoli con ’Nevica sulla mia mano’, in autunno al Manzoni

"Dalla e Roversi: così  omaggio due grandi"

"Dalla e Roversi: così omaggio due grandi"

Insieme hanno lavorato nel 2005 al cinema (‘Quijote’ di Mimmo Paladino) e tre anni dopo in teatro (Peppe era uno degli interpreti della ‘Beggar’s Opera’ diretta da Lucio che, prodotta dal Comunale, veniva ospitata al Duse). Insieme però non hanno mai condiviso il palco. Eppure... Eppure Peppe Servillo ammette di coltivare ancora un’idea di canzone frutto della sensibilità di Dalla e del rapporto che quest’ultimo ha avuto con il poeta Roberto Roversi. Il sodalizio fra il cantante e l’intellettuale durò, come si sa, tre anni, dal ‘73 al ‘76, e generò tre indimenticabili album. Fu una collaborazione burrascosa, come si evince dai carteggi, destinata a interrompersi malamente e con una coda velenosa visto che per vent’anni i due non si parlarono. Agli inizi pare che Dalla, in un momento di crisi artistica, si fosse avvicinato a Roversi perché affascinato da un suo verso (‘Nevica sulla mia mano’ tratto dalla ‘Canzone d’Orlando’). Vero? Falso? Di certo nel giro di pochi mesi nacque il primo album ‘Il giorno aveva cinque teste’, a cui sarebbero seguiti ‘Anidride solforosa’ e ‘Automobili’. ‘Nevica sulla mia mano’ è appunto il titolo dello spettacolo che ieri sera ha inaugurato a Napoli il Campania Teatro Festival (noi lo vedremo in autunno al Manzoni): sette musicisti provenienti in parte dall’Orchestra di Piazza Vittorio e in parte dagli Avion Travel diretti da Mario Tronco per la voce di Servillo , quindici canzoni, le illustrazioni di Igort. E, soprattutto, le parole e la musica (‘la poesia sonora’) di due grandi. Il progetto è nato tre anni fa a Bologna su richiesta del Dams.

Servillo, che tempi erano quelli di Dalla-Roversi?

"Non ho mai conosciuto Roversi e ho pudore nel parlare di Lucio perché mi pare presuntuoso. Ricordo che quando gli chiedevamo di riprendere il suo vecchio repertorio, lui ci prendeva in giro. Diceva che gli interessava il futuro e non voleva guardare indietro".

Molte canzoni parlano di questioni contemporanee come potere, tecnologia o inquinamento. Erano profetiche?

"Quei brani hanno un forte sapore politico perché musicista e paroliere vivevano sulla loro pelle lo scontro fra un’Italia ancora contadina e un Paese in via di espansione. Roversi è stato una grande palestra di parole".

È innegabile però che il grande successo popolare arrivò per Dalla quando lui chiuse il rapporto...

"E’ vero ma la sensibilità maturata con quell’intellettuale ha spinto Lucio a coniugare il valore dei contenuti con le aspettative delle grandi platee. Lui sapeva raccogliere conoscenze diverse ed era aiutato dalla dimensione jazzistica".

Cosa bisogna evitare celebrando Lucio?

"Il rischio della banalizzazione. Dalla richiede profondità di ascolto e rappresenta un patrimonio da non disperdere. Anche i giovani, a modo loro, hanno percepito quella lezione".

Claudio Cumani

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