"Dalla mia edicola, in 45 anni ho visto cambiare Bologna"

Daniele Carella ha rilevato la rivendita di porta San Vitale nel 1975. Fra i suoi clienti ci sono sportivi, politici e gente dello spettacolo.

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di Luca Orsi

Dalla sua edicola, a porta San Vitale – aperta 24 ore su 24, 365 giorni l’anno – passano tutti: politici, sportivi, attori, cantanti. Il Carlino comprato la notte è ancora un rito per molti. Per Lucio Dalla – lo racconta un video – era un’abitudine.

Insomma, l’edicola di porta San Vitale è, a suo modo, un’istituzione. Daniele Carella, segretario provinciale del sindacato Snag, membro di giunta in Ascom, che quest’anno festeggia i 45 anni di attività – sorride: "Sono solo un giurnalèr. Orgoglioso di esserlo. Entusiasta come i primi anni".

A quanti anni ha cominciato?

"A diciotto. Sveglia alle 4,30, per aprire l’edicola alle 5. Alle 7,50 arrivava mia mamma Grazia Rosa, e io andavo a scuola".

Cos’è cambiato, dal 1975?

"Il mondo. Oltre ai quotidiani, nostro nucleo portante, oggi ci sono circa 8mila testate. Sono quadruplicate, rispetto ad allora. Uscivano cinque o sei rotocalchi, oggi sono cento. Per ogni argomento escono decine e decine di riviste".

Com’è cambiata la notte di Bologna?

"Negli anni 70 vivere la notte era un’eccezione. Erano ora... strane. Ristoranti e locali pubblici chiudevano presto, Oggi è normale vivere la notte: la città vive H24".

Lei, in edicola, fa i turni di notte. Fra i suoi ricordi più belli?

"Le feste per le vittorie del Bologna. O della Virtus e della Fortitudo, con i tifosi che comprano il giornale e si sfottono, a seconda di chi ha vinto il derby".

E la politica?

"Beh, la vittoria di Guazzaloca del ’99... Vidi la città uscire in strada".

Lei è stato consigliere comunale in quel mandato.

"Sono stato in Comune dal 1999 al 2016. La politica è una passione, aggiuntiva al lavoro. Ho cominciato nell’80, in quartiere".

I clienti le hanno mai rimproverato la sua militanza politica?

"Si discute, ma l’edicola rappresenta un luogo e un momento di tregua. Politica e sportiva".

Suo figlio Fabrizio è socio e la affianca nell’attività. Dopo 45 anni, lei si sente pronto per la pensione?

"Non ci penso neanche. Lavoro con lo stesso entusiasmo del primo giorno. Orgoglioso di essere un giurnalèr".

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