ROSALBA CARBUTTI
Cronaca

Ddl femminicidio, appello di 77 penaliste: “Uno spot, servono misure concrete di prevenzione”

A lanciare il documento, la bolognese Milli Virgilio, professoressa dell’Università di Bologna in pensione ed ex assessora bolognese di Cofferati: “Serve una riflessione più ampia. In Sud America avevano norme simili, ma hanno fatto marcia indietro. Il testo sottoscritto da giuriste di diversi atenei d’Italia. E oltre alle veterane come me, tante colleghe giovani”

Una manifestazione contro la violenza sulle donne

Una manifestazione contro la violenza sulle donne

Bologna, 28 maggio 2025 – Nel giorno in cui è stata uccisa un’altra donna, la quattordicenne Martina Carbonaro, per mano del suo ex fidanzato, un’ottantina di giuriste mettono in discussione il ddl del governo sul femminicidio. 

“Tale disegno di legge, se non accompagnato da politiche di prevenzione, è solo uno spot, uno scoop propagandistico”.

Milli Virgilio, bolognese, professoressa di Diritto penale dell’Università di Bologna in pensione, già assessora della giunta di Sergio Cofferati alla Scuola e Politiche delle differenze, è tra le promotrici di un appello firmato da 77 giuriste da diversi atenei italiani sul sito ‘Giustizia insieme’ che spiega i motivi della contrarietà al disegno di legge del governo del 31 marzo 2025. Un ddl che prevede l’“Introduzione del delitto di femminicidio e altri interventi normativi per il contrasto alla violenza nei confronti delle donne e per la tutela delle vittime“. Obiettivo dell’esecutivo: introdurre una fattispecie di reato autonoma per il femminicidio, punita con l’ergastolo.

Ma Virgilio e le sue colleghe – di diversi atenei, come detto, e di diverse età (“ci sono le veterane come me, ma anche tante giovani colleghe“, specifica l’ex assessora) – non ci stanno. Chiedono una riflessione più ampia, sottolineando come “il tema sia molto delicato“ e va accompagnato da “politiche di prevenzione più articolate“. Morale: l’appello verrà presentato in Commissione giustizia al Senato domani e poi inviato a governo, Parlamento e ministero della Giustizia così da aprire un dibattito.

Il documento 

Ma con una premessa, scritta nero su bianco nel documento: “Nel ribadire l’assoluta importanza delle iniziative di contrasto alla violenza contro le donne, che dovrebbero essere stabilmente iscritte nell’agenda politica ed intraprese con decisione – spiegano le giuriste – manifestiamo la nostra contrarietà a questa proposta di riforma“.

Virgilio la spiega così: “Norme del genere sono state approvate in Sud America, ma si è visto che non sono cambiate le cose e, in Cile e Messico, già si è fatto un passo indietro”. 

I punti contestati

Non solo. Pensando al tema meramente giuridico, il femminicidio viene definito nel ddl come “delitto commesso da chiunque provochi la morte di una donna per motivi di discriminazione, odio di genere o per ostacolare l’esercizio dei suoi diritti e l’espressione della sua personalità”. Il nodo? “Si limita il femminicidio al genere ’donna’, senza includere il mondo Lgbtqai+“, fa presente l’ex assessora di Cofferati. Che, tra l’altro, ricorda che dal punto di vista sanzionatorio già l’ergastolo c’è per chi uccide una donna, “pensiamo a Filippo Turetta, l’omicida di Giulia Cecchettin". Da qui, nell’attuale quadro normativo, questo ddl rischia di “assumere una valenza meramente simbolica“. In più, per le addette ai lavori, “l’enfasi posta sulla rilevanza promozionale e pedagogica di tale intervento legislativo, impedisce di avviare una riflessione sull’insieme delle pratiche sociali, politiche, pubbliche e istituzionali che di fatto giustificano o favoriscono la violenza maschile“. Nel testo si fa presente “come qualsiasi intervento repressivo svincolato da azioni di perequazione sociale ed economica e da strategie di prevenzione, di tipo innanzitutto culturale, risulti del tutto inefficace“. Morale, scrivono le penaliste, “con il nostro intervento vorremmo sollecitare una riflessione più ampia, evitando strumentalizzazioni populistiche, utili più per accreditare l’impegno del legislatore che per offrire risposte effettive ed efficaci“.