De Biasi e il Morandi ’nascosto’

Alla Casa di via Fondazza apre la mostra sullo straordinario reportage che il fotoreporter fece al Maestro

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di Beatrice Buscaroli

La mitologia di Giorgio Morandi ce lo racconta solitario, schivo, silenzioso, un ’monaco del pennello’, restio ad ogni spostamento, dalla città o dalla casa di Grizzana. Eppure, l’iconografia che lo ritrae è piuttosto vasta: alto, sguardo timido, raramente sorridente, insofferente all’obiettivo, sempre in giacca e cravatta, e mai davanti al cavalletto.

L’iconografia che il medium fotografico ci ha consegnato è tuttavia quanto mai complessa: storica, ovviamente, consegnata alla sua ricerca pittorica e grafica, che attraversa le stagioni della prima parte del secolo scorso; archeologica, con le immagini dello studio del pittore, quali quelle intime e struggenti realizzate da Paolo Monti e da Luigi Ghirri; biografica, con la sua fisica presenza, dove l’oggetto diventa – e qui tutto risulta più complicato - l’autore.

L’immagine ’biografica’ infatti non è sempre la stessa: la fotografia, attraverso i suoi protagonisti, è stata in grado di differenziare l’avvicinamento a quanto viene rappresentato. È sufficiente mettere a confronto la lunga frequentazione che, fin dal 1928, lega Morandi al collezionista, critico e fotografo Lamberto Vitali, con le ’incursioni’, oggi presentate nella Casa di via Fondazza ed esposte nella mostra ’’L’Epoca’ di Mario De Biasi. Morandi attraverso l’obiettivo’, a cura di Lorenza Selleri e Silvia De Biasi, che rimarrà aperta da domani fino al 5 febbraio.

Se Vitali ricerca una via d’uscita dal ’pittorialismo’ fotografico in favore di quella ’fotografia diretta’ cara ad Alfred Stieglitz, De Biasi (allora fotoreporter della rivista Epoca, diretta da un giovane Enzo Biagi) è già immerso nel clima della foto documentaria che rifiuta ogni impiego di filtri o messe in scena.

Come ogni fotoreporter De Biasi ricerca densità, non certo spettacolo: Morandi non deve apparire in pose forzate, ma ’in maniche di camicia’. "Sembra essere questa la scelta condivisa con De Biasi – sottolinea Lorenza Selleri nel testo che introduce la mostra – che in una serie continua di scatti riesce a ritrarre l’artista in atteggiamenti di apparente naturalezza e disinvoltura. (…). Se la postura in piedi non sembra soddisfare nessuno dei due, quella seduta al tavolo tondo ottocentesco, con le mani intente a sfogliare le pagine di alcuni libri o ad accendersi una sigaretta, è perfetta".

Insomma, nessuna suggestione nei confronti dell’iconico scatto realizzato da Herbert List nel 1953, ma sforzo di penetrare il luogo dove le immagini di Morandi prendono forma; dove "l’astrazione del mondo visibile" - secondo la felice espressione di Andrea Emiliani - si fa viva. Un’atmosfera che De Biasi ricrea grazie a una sequenza, sobria e misurata come il decoro e lo stato d’animo che traspaiono dal volto del padrone di casa.

Un padrone di casa sempre protetto dai giochi di luce che incorniciano la sua figura. Il reportage di De Biasi, 19 immagini realizzate per ’Epoca’ nel 1959, restituisce una porzione decisiva della ’verità’ di un artista che è stato in grado di sedurre non solo grazie al suo talento, ma anche alla capacità di occultarsi dietro di esso.

Sequenze veloci, attimi d’intimità con la sorella, la straordinaria serie che lo ritrae seduto al tavolo - che sembra riuscire a farlo sorridere - , De Biasi resta e rimane un ’fotoreporter’, non organizza, non decide: guarda e scatta.

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