CLAUDIO CUMANI
Cronaca

De Giovanni: "Sono uscito dalla comfort zone"

Lo scrittore oggi in Salaborsa con il nuovo libro: "È un racconto sullo svuotamento dell’amore. Ma Sara Morozzi sta per tornare"

Maurizio De Giovanni, scrittore, oggi in Salaborsa con ’L’antico amore’ (Mondadori)

Maurizio De Giovanni, scrittore, oggi in Salaborsa con ’L’antico amore’ (Mondadori)

Non è un giallo ma un romanzo insolito, serrato, intrigante. Sono pagine che parlano d’amore, che raccontano tre storie solo apparentemente non parallele e che si muovono sulla suggestione dei versi di un poeta, Catullo, mai dichiaratamente citato. È L’antico amore, il nuovo volume di Maurizio De Giovanni edito da Mondadori che l’autore presenta oggi alle 18 in Salaborsa nell’ambito de La voce dei libri. "Una storia che mi porta fuori dalla mia comfort zone, che non racconta di investigatori e di delitti e che forse sorprenderà i miei lettori ma che avevo assoluta necessità di scrivere", racconta il padre letterario dell’ispettore Ricciardi.

C’è la voce di un poeta latino del primo secolo avanti Cristo condannato all’amore da una donna che l’ha straziato, c’è la vicenda di un giovane professore universitario consumato dalla difficoltà familiari e professionali accesso dalla passione per una studentessa e c’è la quotidianità di una badante moldava che si prende cura di un Vecchio svagato e pensoso. Personaggi che si rivelano figli di un unico destino e che sembrano cercarsi e riconoscersi. Fino a un clamoroso coup de theatre. "Perché – scherza lui – posso fare a meno dei morti ammazzati ma del colpo di scena finale proprio no".

De Giovanni, come è nata l’idea di questo libro?

"È successo tanti ani fa, ero ancora impiegato in banca. Aspettavo in un bar un imprenditore per un colloquio di lavoro quando vidi in un tavolino vicino un uomo anziano leggere un libro con un coinvolgimento inusuale. A un certo si commosse al punto da estrarre un fazzoletto e passarselo sulla guancia. Se ne andò, mentre una signora bionda lo aiutava a mettere il cappotto. E fu in quel momento che vidi la copertina e il nome dell’autore. Mi precipitai a casa e comincia a cercare quelle pagine. Finalmente ora ne sono riuscito a scrivere".

Come mai non cita mai il nome di Catullo nel libro?

"Non mi è sembrato opportuno ricondurlo a un tratto definito. Al di là di qualche riferimento storico, questo mio Catullo sembra un ragazzo di oggi con una propria fisicità e personalità. Lo racconto in prima persona per dare un senso di intimità perenne. Al liceo era tra i miei poeti preferiti ma non lo sapevo leggere con l’affettività di cui oggi sono capace. Adesso mi colpiscono gli aspetti più profondi e appassionanti, lo vedo alla luce di me stesso come in una sorta di biografia sentimentale".

Perché tre storie?

"Un ragazzo di 28 anni, un professore di 45 e un vecchio di 85...Volevo raccontare alle donne che rappresentano il bacino di lettura più forte l’amore degli uomini in un libro declinato al maschile. È un racconto sullo svuotamento dell’amore. Catullo non ce l’ha, il professore lo perde, il Vecchio vive nell’ossessione del ricordo. Sono tre accecati che hanno conosciuto l’amore, che ricordano la vista. Finora ho parlato della passione come generatrice di delitti, adesso racconto la violenza dell’amore e non la violenza per l’amore".

E che ne sarà nell’immediato dei suoi personaggi più celebri?

"Sara Morozzi tornerà presto in un romanzo, Rumore, che presenterò al Salone del libro di Torino in occasione dell’uscita della nuova serie televisiva che la vede protagonista. Per Ricciardi bisognerà aspettare almeno un paio di anni, lo ritroveremo negli anni Cinquanta".

Questo libro approderà sullo schermo?

"Non so, l’ho scritto pensando a un semplice romanzo. A un romanzo che lascia qualcosa. Ho già una forte nostalgia di questi personaggi".