FRANCESCO MORONI
Cronaca

De Paz (Comunità ebraica): "Giusto non partecipare. Quel corteo era divisivo"

Le critiche del presidente partono dalla scelta del luogo, ma non soltanto: "Basta puntare il dito su di noi, serve apertura da chi rappresenta le istituzioni".

Le critiche del presidente partono dalla scelta del luogo, ma non soltanto: "Basta puntare il dito su di noi, serve apertura da chi rappresenta le istituzioni".

Le critiche del presidente partono dalla scelta del luogo, ma non soltanto: "Basta puntare il dito su di noi, serve apertura da chi rappresenta le istituzioni".

Daniele De Paz, presidente della Comunità ebraica, come commenta la marcia per Gaza organizzata a Monte Sole? "Abbiamo espresso le nostre perplessità innanzitutto rispetto al luogo, ma anche rispetto all’opportunità di trasformare l’opinione di piazza in una misura che non fosse divisiva. E che potesse accogliere la voce di tutti rispetto ai conflitti, da ultimo quello con l’Iran, che è particolarmente gravoso e genera altre tensioni pesanti".

Yassine Lafram, presidente dell’Unione delle Comunità Islamiche, ha chiesto che anche la Comunità ebraica prenda fermamente posizione contro il governo di Israele. "Mi sono espresso già più volte. La posizione della comunità ebraica appartiene alla posizione generale di una società di buon senso, che prima di tutto è contro la guerra. Questo per poter garantire in tutti i sensi una ricostruzione di pace, sia per il popolo palestinese, che per quello israeliano. Questa è la nostra posizione, che stiamo cercando di trasmettere, ma che continuiamo a pensare che in realtà non venga accolta".

Come mai? "Mi spiego meglio: la società oggi si aspetta che le comunità ebraiche puntino il dito contro Netanyahu e il governo di Israele. Ma penso che possa essere comprensibile come la comunità ebraica in generale faccia fatica a partecipare a una piazza che è contro la guerra, ma che allo stesso tempo non assume nessun tipo di messaggio contro le azioni di Hamas negli anni".

Serve una condanna anche in questo senso, secondo lei? "Non possiamo partecipare a una protesta dove lo slogan principale è ‘Fermiamo la guerra a Gaza’ e poi si continua a ripetere l’assunto ‘Palestina libera dal fiume Giordano al mare, presupponendo la cancellazione dello Stato di Israele. In questo tipo di piazza le comunità ebraiche difficilmente scenderanno per poter dimostrare quello che è il loro dissenso rispetto alla guerra e alle responsabilità della guerra".

Occorre uno spazio di confronto diverso, quindi? "Trovo difficile che questa posizione non possa essere accettata, nella misura in cui bisognerebbe abbassare i toni per evitare questo clima di odio, che si è già innescato da tempo e che viene governato con grande difficoltà. Detto questo, mi è sembrata una manifestazione pacifica, senza gesti particolari e sicuramente ben controllata. Ma, allo stesso tempo, non sono mancati i richiami a quella che dovrebbe essere la responsabilità di una comunità ebraica, cioè la responsabilità che dovrebbe accomunare tutti rispetto al mettersi insieme per generare un’azione plasticamente efficace e fermare il conflitto. Per farlo, necessariamente, bisogna trovare un nuovo spazio, un nuovo recinto dove ci sia prima di tutto il rispetto tra le parti e anche un minimo di consapevolezza di quello che le varie comunità sentono e percepiscono, tra cui quella ebraica".

Giusto che la Comunità ebraica non fosse presente a Monte Sole, dunque? "Se noi oggi fossimo stati presenti alla manifestazione, avremmo avallato quel principio che non appartiene invece a un messaggio di pace".

Che intende? "Se per invocare la pace chiamo in causa una distruzione, allora siamo davanti a una discrasia che non funziona. L’appello di Lafram rispetto all’opinione delle varie comunità ebraiche equivale a puntare il dito, senza offrire nessuna apertura. Credo, invece, che si debba continuare a puntare sul dialogo, proprio perché ci si possa confrontare e unire verso una voce comune e far finire la guerra. Credo ci sia una responsabilità delle istituzioni in questo. E vorrei dire anche un’altra cosa...".

Mi dica. "Alla marcia, proprio per le criticità che si potevano innescare, non hanno partecipato il governatore Michele de Pascale e l’arcivescovo Matteo Zuppi. Non perché non ci sia la volontà di accogliere la pace, ma perché una manifestazione di pace non può essere divisiva".