BENEDETTA CUCCI
Cronaca

De Sica, il gigante. Il figlio Christian tra film e ricordi

Taglio del nastro ieri nella Galleria del Modernissimo. In mostra foto, costumi e premi di una vita intera.

De Sica, il gigante. Il figlio Christian tra film e ricordi

Christian De Sica al Modernissimo. A destra, gli abiti di Sophia Loren

È arrivato ieri alla Galleria Modernissimo, Christian De Sica, per il taglio del nastro della mostra ’Tutti De Sica. Regista e interprete’, l’esposizione curata dal direttore della Cineteca Gian Luca Farinelli che sarà visibile fino al 12 gennaio. Suddivisa in un prologo dedicato a Pirandello e dodici sezioni, l’esposizione vive in un ambiente decò creato ‘poeticamente’ da Giancarlo Basili, già curatore artistico del cinema Modernissimo, che ha immaginato un ipotetico appartamento dell’artista. Porta il pubblico nei meandri del suo mondo, quello raccontato da Christian De Sica, seguendo il viaggio tra fotografie e spezzoni di film, proposto da Farinelli a una platea attenta e rapita anche dalla tenerezza con cui l’attore, classe 1951, osserva il padre e apre le porte della sua famiglia, con racconti di una certa intimità: la relazione con la madre Maria Mercades, il vizio del gioco, l’avere avuto un padre già anziano che si inventava buffi – ma rigorosi – giochi di teatro ‘da seduto’ per intrattenerli. Esordisce così, però, rivolgendosi al direttore Farinelli: "A nome mio e di tutta la famiglia De Sica ti voglio ringraziare perché in un Paese che dimentica facilmente certi attori e certi registi, come Anna Magnani di cui nessuno parla più, tu hai organizzato questa mostra meravigliosa che avevo visto a Roma dieci anni fa all’Ara Pacis, ma che qui è ancora più bella e più grande". Poi arriva sullo schermo del Modernissimo uno spezzone del film muto ’L’affaire Clémenceau’ recuperato in Spagna e restaurato dalla Cineteca, in cui Vittorio appena sedicenne è alla sua prima apparizione e recita accanto alla grande diva dell’epoca Francesca Bertini. "Ma davvero ce l’hai? Ma hai davvero tutto!" dice al direttore. Ma da dove veniva questa ambizione cinematografica di Vittorio De Sica? Farinelli ricorda quando De Sica, per non indossare la camicia nera imposta dal regime fascista, decide di passare dietro la macchina da presa, dando inizio al periodo d’oro di collaborazione con Cesare Zavattini, diventando uno dei padri del Neorealismo. In mostra c’è naturalmente una parte dedicata al duo che si raccontava "come un cappuccino" dove ci sono latte e caffè, uno il contrario dell’altro, ma è difficile capire le dosi. "Forse se mio padre non avesse incontrato Cesare, che è stato anche il mio padrino – ricorda Christian – questi film non li avrebbe fatti, avrebbe continuato a fare certe commedie". Racconta del padre e del vizio del gioco, rammentando che non andò mai a ritirare un Oscar, piuttosto andava a Montecarlo a giocare. E del padre e della madre Maria, che già anziani, il giorno del matrimonio a Parigi, diedero vita a una gag indimenticabile: "Io avevo 18 anni, mio padre era a letto, leggeva il giornale, mia madre era già pronta col vestito bianco e gli diceva di prepararsi, chiedendogli se aveva preso le gocce per andare in bagno, perché era stitico. Ad un certo punto- ecco la chiosa- mio padre le dice: ’se mi rompi ancora il c... non ti sposo più’. Erano così tanti anni che stavano insieme ormai....".