Bologna, decreto Unesco. Stop all'apertura di nuovi bar in centro

Sono cinquanta le richieste ‘bloccate’ dalla norma che salva le attività tradizionali

Il decreto Unesco sta ottenendo risultati (Foto Schicchi)

Il decreto Unesco sta ottenendo risultati (Foto Schicchi)

Bologna, 23 agosto 2019 - Funziona il Decreto Unesco varato a inizio luglio da Palazzo d’Accursio: a poco più di un mese dall’entrata in vigore del divieto di apertura di nuovi bar/ristoranti/pizzerie in centro storico, sui tavoli degli uffici del Comune ci sono già una cinquantina di richieste di contatto per aprire nuove attività. Tutte le richieste fanno appello all’articolo 3 del Regolamento, quello relativo ai cosiddetti ‘Progetti speciali’: «Sono fatti salvi (dal divieto a nuovi locali di somministrazione, ndr) i progetti speciali promossi e approvati dall’Amministrazione – si legge nella nuova normativa –, anche su iniziativa di privati, previo confronto con associazioni di categoria e quartieri, finalizzati alla salvaguardia e/o rigenerazione del contesto urbano, anche attraverso il sostegno all’insediamento di servizi commerciali qualificati in armonia con le diverse funzioni territoriali». In poche parole, se vuoi subentrare a un negozio di scarpe con una pizzeria devi proporre al Comune un progetto vincente, che dia qualità alla via e al contesto.

In molti ci stanno provando, e in questo la linea scelta dall’assessore al Commercio Alberto Aitini si sta rivelando vincente: calano e caleranno, conservando questo andazzo, le attività di somministrazione – dopo il boom degli ultimi anni – e anche i negozietti di bassa qualità. Bisogna passare dal Comune e già diversi appuntamenti sarebbero previsti per il mese di settembre. In molti rischiano di essere bocciati, perché il Comune già in fase di presentazione della nuova regolamentazione Unesco si era detto molto «selettivo» sui progetti speciali, com’è giusto che sia per andare fino in fondo per tutelare le botteghe storiche e i luoghi di cultura della città.

Gli spazi vuoti nel centro di Bologna ci sono, ma per almeno tre anni (la durata prevista per ora della regolamentazione) la stretta sarà severa. Peraltro le decisioni, come scritte nel regolamento approvato l’8 luglio su iniziativa dell’assessore Aitini, andranno prese previo «confronto con le associazioni di categoria», per una maggiore tutela del tessuto storico della città. Tra le 50 richieste ci sono alcuni progetti già presentati e alcune richieste di informazioni sulle procedure.

La strada è lunga, la cura del Comune sta facendo effetto. L’articolo 2 della regolamentazione Unesco vieta nuove aperture di attività di «commercio al dettaglio», di «somministrazione di alimenti e bevande» e di attività «artigianali/industriali di produzione, preparazione e vendita di prodotti appartenenti al settore alimentare». Il divieto è stato estesto anche alle attività di «money change, phone center, internet point e money transfer», oltre che ai magazzini e depositi utilizzati per attività commerciali, alle attività di ‘compro-oro’ all’ingrosso e al dettaglio e attività «autorizzate per la raccolta di scommesse e/o l’installazione di apparecchi per la vincita in denaro».

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