CLAUDIO CUMANI
Cronaca

Delbono: "Abbiamo tutti bisogno d’amore"

Il nuovo spettacolo da stasera all’Arena: "È un sentimento contraddittorio, che può far felice e ferire. Un tema di lotta e di perdite"

Delbono: "Abbiamo tutti bisogno d’amore"

Delbono: "Abbiamo tutti bisogno d’amore"

Ancora una volta c’è la vita dentro al teatro di Pippo Delbono. C’è la vita degli straordinari artisti della compagnia che in questo nuovo spettacolo si è andato arricchendo di personalità internazionali e soprattutto c’è la sua, di vita. Spigolosa, inquieta, dolce. Amore, lo spettacolo che da giovedì a domenica approda all’Arena del Sole, è forse, nell’ora di rappresentazione, una sorta di summa della poetica di questo artista di cui stavolta si percepisce la voce più che il corpo. Musiche, parole, immagini ci portano in una serie di quadri lungo un cammino che conduce a una sorta di riconciliazione, a un momento di pace nel quale quell’amore possa manifestarsi ("una grande visione", dice lui).

C’è molto Portogallo in questo allestimento con sonorità e parole che sanno di assenza, distanza e nostalgia. Ma c’è anche molto del patrimonio poetico di Pippo che al microfono dipinge paesaggi lirici e sonori mentre là, sul palco, si inseguono tableaux vivants che, nella lenta processione, mutano di colore e tensione. Prodotto da Ert insieme a numerosi partner internazionali ("sono io il vero direttore ombra", scherza Delbono che dal ‘99 ha realizzato per il Teatro Nazionale ben quindici allestimenti), Amore, come detto, si avvale in scena, accanto alle presenze consuete, di un gruppo di artisti (soprattutto musicisti) incontrati a Lisbona. Numerose iniziative collaterali accompagnano le recite.

Delbono, perché uno spettacolo sull’amore?

"Perché avverto il bisogno che ne abbiamo tutti. E’ un sentimento contraddittorio che può fare felici ma anche ferire ed è un tema di lotta e di perdite. Credo che oggi dalle guerre e dalle povertà arrivino messaggi importanti, dietro ai quali si nasconde la parola amore".

Per quale ragione di lei stavolta si sente solo la voce?

"Mi piace cambiare le regole e questa volta voglio stare seduto in mezzo al pubblico perché il pubblico in fondo è la mia casa. Da lì parlo al microfono. A volte, durante lo spettacolo, attraverso anche momenti difficili. Il teatro si rapporta con qualcosa di incomprensibile e più grande di noi".

Come mai l’omaggio alla cultura del Portogallo?

"Quel Paese rappresenta la nostalgia, la passione, la solitudine e offre visioni dell’amore. È un viaggio attorno alla musica, alle azioni danzate, alle parole...Penso che la musica conduca a un percorso sacro".

Quali testi ha usato?

"Ho pensato ad autori di lingua portoghese ma anche a Prevert con quel suo amore cattivo come il tempo e a Rilke. Non cito Pessoa perché sarebbe come raccontare l’Italia attraverso Manzoni".

Sta già pensando a un nuovo spettacolo?

"Sì, si chiamerà Risveglio perché voglio tornare a parlare della pandemia e di come ci ha cambiati. E per farlo userò anche una chiave comica. È stata un’esperienza pazzesca, il cui ricordo provoca ancora paura. Da quella solitudine è nato Amore".