Delitti in Spagna: confermati i 50 anni a Igor

I giudici d’appello hanno rigettato le istanze presentate dalla difesa. In Italia il killer attende a novembre il verdetto della Cassazione

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di Nicoletta Tempera

Cinquant’anni di carcere ed ergastolo reversibile confermati per Igor il russo anche in Appello. I giudici della Sala Civile e penale del Tribunale superiore di giustizia di Aragona - l’equivalente della nostra Corte d’Appello - hanno infatti rigettato le cinque motivazioni esposte nel ricorso presentato dalla difesa di Norbert Feher, alias Igor Vaclavic, confermando così la pena stabilita in primo grado per il killer serbo, imputato in Spagna per gli omicidi dell’allevatore José Luis Iranzo e dei poliziotti della Guardia Civil Victor Romero e Victor Caballero.

Igor il russo, già condannato all’ergastolo anche per gli omicidi del barista della Riccardina Davide Fabbri e per quello della guardia venatoria volontaria Valerio Verri a Portomaggiore, avvenuti a distanza di una settimana l’1 e l’8 aprile del 2017, adesso in Italia è in attesa del verdetto della Cassazione, a novembre. Entrando nel merito della sentenza iberica, l’avvocato Juan Manuel Martín Calvente aveva chiesto nel suo ricorso di inficiare il giudizio in primo grado perché, subito dopo l’omicidio dell’agricoltore e dei due agenti del Roca, la scena del delitto, per due ore e mezza, non era stata circoscritta. Questo, per la difesa, avrebbe fatto venire meno "il diritto a un processo con tutte le garanzie, rendendo nulle tutte le prove periziali repertate sulla scena". Per i giudici d’Appello, invece, la scena "non può aver avuto alcuna alterazione sostanziale" tale da "creare un pregiudizio concreto e possibile nella determinazione degli elementi di prova".

Un altro elemento su cui la difesa puntava era il fatto che Igor non sapesse che Romero e Caballero fossero poliziotti, visto che erano in abiti civili e anche la loro auto era senza simboli. "Senza dubbio l’imputato sapeva si trattasse di forze dell’ordine – concludono i giudici –: in primo luogo perché sapeva di essere ricercato per i suoi delitti precedenti; e in secondo luogo perché era chiaro che lo stessero cercando per l’omicidio di Iranzo. Terzo, perché aveva visto arrivare il convoglio delle forze dell’ordine a tutta velocità; e poi perché le vittime indossavano il giubbotto antiproiettile".

Infine, l’avvocato Calvente aveva tentato di sostenere che Igor avesse sparato ai poliziotti per legittima difesa, non a tradimento e con la volontà di farli soffrire. Anche qui, la Corte rigetta la tesi: "Quando i poliziotti scesero dall’auto, l’accusato sparò loro mentre era nascosto dietro al veicolo, con due pistole contemporaneamente, scaricando i caricatori, approfittando del buio e colpendo alle spalle gli agenti". Motivo per cui è confermata l’alevosìa, ossia l’azione a tradimento, nei loro confronti.

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