Delitto di Gaggio, Ferrari rinviato a giudizio

L’uomo, in aula con la moglie, accusato di aver ucciso Natalia Chinni. Nessuno sguardo ai parenti della vittima. La consorte ha scelto il rito abbreviato

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Fabio Enrico Ferrari e sua moglie Loredana Bicocchi erano seduti in prima fila. Il figlio e l’anziano marito della donna che Ferrari è accusato di avere ucciso con sette colpi di fucile a pallettoni, il 29 ottobre dell’anno scorso, erano seduti dietro di loro. Non si sono degnati di uno sguardo, anche se sui volti dei familiari di Natalia è comparsa una fugace lacrima, di dolore o forse di tensione. Quella che era una famiglia è stata distrutta nel sangue.

La vittima, Natalia Chinni, 72 anni, era la cugina di primo grado di Ferrari, suo coetaneo. Questi ieri mattina è stato rinviato a giudizio dal giudice dell’udienza preliminare Grazia Nart: l’udienza davanti alla Corte d’Assise, cui dovrà rispondere di omicidio aggravato dai "futili motivi di vicinato", si terrà il prossimo gennaio. Per la moglie, accusata ’soltanto’ di detenzione abusiva di armi in concorso col marito, gli avvocati Franco Oliva e Angelita Tocci hanno chiesto il rito abbreviato; udienza a febbraio. Il figlio e il marito di Natalia, con la sorella della donna, si sono costituiti parte civile; a rappresentarli tutti e tre è l’avvocato Mario Bonati. Il pm è Antonello Gustapane.

"I miei assistiti hanno insistito per essere presenti all’udienza – spiega l’avvocato Bonati –, anche se sapevano che sarebbe stata un’esperienza impegnativa, rivedere quello che loro sono certi sia l’assassino della loro cara". Ma i due si sono contenuti e comportati con la massima correttezza, senza lasciarsi andare a manifestazioni di sentimenti alla vista del parente accusato di omicidio.

I fatti. Fine di ottobre 2021, Santa Maria Villiana, frazione di Gaggio Montano. Natalia è nella propria seconda casa, che confina con quella del cugino. I loro rapporti sono turbolenti, è noto, soprattutto per motivi di vicinato legati proprio alle loro due villette confinanti. Quel giorno, però, le cose evidentemente degenerano. Chinni, professoressa di inglese in pensione, viene raggiunta da sette colpi tra l’ombelico e le gambe mentre si trova in ginocchio, in cortile, probabilmente intenta a riparare la rete di confine con il giardino del cugino. La donna cerca di trascinarsi in casa per chiamare i soccorsi, ma muore dissanguata lungo il tragitto. Ferrari nega ogni responsabilità, ma entra quasi subito nel mirino degli inquirenti; l’arma del delitto, mai ritrovata, sarebbe il fucile che l’uomo aveva ereditato dal padre, detenuto illegalmente in casa assieme a munizioni da caccia e una pistola. Ferrari si trova agli arresti domiciliari dal 14 dicembre scorso. Nel corso delle indagini erano state disposte anche varie consulenze tecniche, tra cui una psichiatrica, che concluse per la piena imputabilità di Ferrari. "Risultato dell’udienza preliminare non inatteso: andremo a dibattimento con tutte le prove", così gli avvocati Tocci e Oliva della difesa.

Federica Orlandi

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