Delitto, il padre di Asoli in aula "Mio figlio chiedeva sempre soldi"

L’uomo ha raccontato il rapporto con il giovane accusato di aver avvelenato la madre e il patrigno

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"Mio figlio è un ragazzo estremamente dolce e molto attento, senza grandi pretese". Davide Asoli, con lucidità e precisione, ieri in aula ha ricostruito i suoi rapporti con il figlio, Alessandro Leon, oggi ventenne. Il ragazzo, difeso dall’avvocato Fulvio Toschi, è imputato per l’omicidio, consumato, del compagno della madre Loreno Grimandi, e per il tentato di lei, Monica Marchioni, avvelenati con un piatto di pennette al nitrito di sodio ad aprile scorso, nella loro casa di Ceretolo di Casalecchio. In Assise, ieri, il padre di Leon ha ripercorso i loro rapporti. In aula c’era anche il ragazzo, che però a metà della testimonianza del padre ha deciso di farsi riportare alla Dozza.

"A dicembre 2020 – ha raccontato l’uomo – avevo scritto un messaggio a Leon dicendo ‘non ti riconosco più’ per le richieste continue di soldi che mi faceva. Io pensavo fosse incoraggiato da sua madre in questo, quelle che usava nei messaggi non erano parole sue", ha ricordato l’uomo, spiegando poi come era tornato a riallacciare un rapporto con il figlio già a febbraio 2021: "Lui è venuto nel mio ufficio e mi ha abbracciato. Abbiamo ripreso a vederci, di nascosto da sua madre. Ma io non gliel’ho mai messo contro, non ho mai parlato male di lei", precisa.

Davide Asoli ha poi ricordato l’ottimo rapporto che aveva con la vittima: "Il patrigno di Leon era una persona squisita – ha detto –. Cercava sempre di mettere pace tra mio figlio e sua madre, quando discutevano. L’ultima volta che ci siamo visti, mi ha raccontato che Leon era agitato". Poi si è passati a ripercorrere la sera del delitto: "Ho visto Leon un minuto, a casa della nonna dove era scappato, appena prima che i carabinieri arrivassero a prenderlo". Nell’udienza sono stati ascoltati anche i vicini di casa, che quella sera soccorsero le vittime e i carabinieri che fecero il primo sopralluogo. Si torna in aula mercoledì e saranno sentite la mamma e la nonna di Leon. "La mia assistita è molto provata – ha detto l’avvocato Gabriele Giuffredi –: vuole giustizia per l’amore della sua vita, ma questo significa una condanna del figlio. La sua posizione è terribile".

Nicoletta Tempera

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