CHIARA CARAVELLI
Cronaca

Delitto Matteuzzi, guerra di perizie: "Padovani lucido quando uccideva"

Le conclusioni dei periti di Procura e parti civili sulla capacità di intendere del killer di Alessandra. Posizione opposta della difesa: "L’imputato è affetto da deliri cronici, non sta simulando nulla".

Giovanni Padovani era sano di mente quando uccise l'ex Alessandra Matteuzzi (nel riquadro)

Giovanni Padovani era sano di mente quando uccise l'ex Alessandra Matteuzzi (nel riquadro)

Bologna, 18 novembre 2023 – "Padovani aveva compreso il significato delle azioni commesse e ha orientato il proprio comportamento in modo finalistico al significato percepito. Appare quindi condivisibile la conclusione peritale sulla assenza di qualunque infermità". Anche per Alessio Picello, il consulente tecnico nominato dalla Procura per analizzare le condizioni di Padovani al momento dell’omicidio, il ventisettenne era in grado di intendere e di volere mentre uccideva a martellate, calci, pugni e colpi di panchina l’ex fidanzata Alessandra Matteuzzi, morta il 23 agosto 2022 sotto alla sua casa di via dell’Arcoveggio. Nella relazione del consulente tecnico nominato dai pm Lucia Russo e Francesca Rago, si sottolinea inoltre come sia "clinicamente inverosimile che l’imputato fosse vittima di allucinazioni uditive nel momento del delitto". Non solo, Padovani "esplora in anticipo la possibilità di sottrarsi alla giustizia attraverso la ricerca online di Stati dove non siano riconosciute le leggi italiane" e in alcune chat di gruppo "sembra anche già prospettarsi a proprio vantaggio la scriminante dell’infermità". Il consulente della Procura fa però anche accenno al fatto che, dalla valutazione complessiva dei test a cui Padovani è stato sottoposto, accanto a sintomi oggetto di simulazione "ci possa essere la presenza di un disturbo reale che necessita di interventi terapeutici" quale quello bordeline.

Nella relazione dei periti nominati dalla Corte (lo psichiatra Pietro Pietrini, il neuropsicologo Giuseppe Sartori e la psicologa esperta di test psicometrici Cristina Scarpazza), della quale si discuterà in udienza lunedì, era stata evidenziata una tendenza da parte di Padovani a simulare sintomi psichiatrici e neurocognitivi. Un punto sul quale non concordano i consulenti della difesa - l’imputato è assistito dall’avvocato Gabriele Bordoni - Alessandro Meluzzi, Cinzia Gimelli e Irina Chipcia secondo cui "la valutazione di simulazione di psicosi risulta totalmente immotivata e lesiva delle condizioni cliniche" in virtù di un quadro clinico da cui emergono "deliri cronici, disorganizzazione del pensiero e presenza di allucinazioni visive e uditive". Diverse, infine, le conclusioni dei consulenti degli avvocati di parte civile Chiara Rinaldi e Antonio Petroncini, che difendono i familiari di Alessandra. Sergio Isacco e Marco Samory concordano con i periti sulla capacità di Padovani di intendere e volere al momento dell’omicidio e sottolineano la capacità dell’imputato "di pianificare" e "di controllare il proprio comportamento negli istanti successivi alla prima aggressione", oltre al fatto che l’inizio dei sintomi psichici è da ricondurre "ad almeno cinque mesi dopo l’omicidio".