Catturato il detenuto evaso a rischio radicalizzazione

Borhane stava per imbarcarsi verso la Tunisia. A Bologna era considerato il re dello spaccio

Ben Mohamed Ayari  Borhane era evaso da Opera

Ben Mohamed Ayari Borhane era evaso da Opera

Bologna, 26 maggio 2018 - Mohamed Ben Borhane Ayari, il detenuto tunisino ad alto rischio radicalizzazione evaso  la notte tra il 17 e il 18 maggio dall'ospedale Fatebenefratelli di Milano - dove era stato trasferito dal carcere di Opera - è stato catturato a Palermo dagli agenti del Nic, il Nucleo investigativo centrale della polizia penitenziaria. Stava per imbarcarsi per la Tunisia con un passaporto falso.

A Bologna, Borhane, è molto più di un viso noto. La condanna che pende sulla sua testa e che palra di fine pena nel 2032 per traffico di droga si basa su un ordine di carcerazione emesso dalla Procura di Bologna. Qui vive la famiglia e alla Dozza sono ancora detenuti i due fratelli. Borhane e il fratello Youssef furono arrestati a ottobre del 2012 dalla Squadra mobile: i due erano alla testa di una banda che aveva il controllo assoluto dello spaccio di cocaina nella zona nord di Bologna, controllando il mercato della droga al parco Nord, in via Stalingrado, via Ferrarese e anche nel parco Cà Bura in zona Corticella, guadagnando tra i 300 e i 400 euro al giorno.

AGGIORNAMENTO I dettagli sulla fuga

E la piazza la controllavano con il sangue. L’indagine che aveva portato all’arresto del gruppo, era partita infatti dal ferimento di un pusher marocchino, colpito da uno sparo ad un piede, nell’ambito di un regolamento di conti per il controllo del territorio, pare per una partita di droga pagata con soldi falsi. A sparare era stato Youssef, ora ospite della Dozza, come il terzo fratello, il minore. Quando li avevano arrestati, i fratelli Ayari a casa avevano pure un fucile rubato.

Ma la polizia lo ha cercato anche in provincia di Fermo, in particolare a Petritoli, un paesino nell'entroterra dove il tunisino ha vissuto per molti anni con la moglie e la figlia. E con la la ex moglie aveva diversi conti in sospeso, visto che era stato arrestato anche per evere rapito la figlioletta e che nel 2006 la donna lo aveva denunciato (e fatto ri-arrestare) per le continue minacce che le rivolgeva.

La sua fuga è durata otto giorni. Presumibilmente si trovava a Palermo dal 20 maggio. Quando si è recato alla biglietteria per imbarcarsi per la Tunisia, non sapeva che dall'altra parte dello sportello ci fosse in realtà un agente della Nic; e altri uomini erano già appostati per catturarlo.

Fin dal 2014 era monitorato per la sua inclinazione a predicare la Jihad e in carcere si era autoproclamato imam. Nella sua cella era stato trovato anche materiale propagandistico e lui era "sottoposto ad attività di analisi con profilo 'alto monitorato' per rischio radicalismo", ritenuto quindi pericoloso. 

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro