"Di notte senza aria, ma mi hanno salvato"

Alessandro, 38 anni, è uno dei più giovani ricoverati per Covid. "Giorni terribili, però Pasqua con la mia compagna e nostra figlia"

Alessandro Tumscitz, 38 anni di Bologna, è manager di artisti lirici

Alessandro Tumscitz, 38 anni di Bologna, è manager di artisti lirici

di Nicola Bianchi

Figlia e compagna a casa, lui in ospedale. Per quella "fame d’aria" che non ti fa dormire, ti porta il cuore a mille e ti fa crescere la paura ogni secondo che passa. Poi il buio, l’ossigeno, ma soprattutto le mani premurose e professionali di medici e infermieri, grazie alle quali oggi Alessandro può dirsi guarito dal Covid e festeggiare la Pasqua a casa con le sue due gioie più grandi. All’anagrafe Tumscitz, "un cognome di origine siciliana", tiene a ribadire il 38enne che vive con la famiglia a Bologna e che di professione fa il manager di cantanti lirici e direttori d’orchestra. Un lavoro che, con l’intero comparto della musica e degli spettacoli, oggi è messo a durissima prova dalla pandemia.

Un mese dopo. La storia di Alessandro inizia il 2 marzo, giorno in cui si manifestano i primi sintomi e a seguire il triste verdetto del tampone: positivo. "Subito la febbre – racconta – che saliva e scendeva ma senza andare via. Per 5-7 giorni. Ricordo la fatica, gli affanni, la dispnea". Segnali di una polmonite in atto, inizialmente però non tale da provocarne un ricovero. Ma la cura domiciliare sarà, purtroppo per Alessandro e la sua famiglia, solo un’illusione. "Una notte – riprende – faticavo a prendere sonno perché mi mancava terribilmente l’aria. Abbiamo aperto la finestra della stanza, ma non passava, avevo fame di ossigeno. Così abbiamo chiamato il pronto soccorso e in poco tempo sono finito al Maggiore". Due ospedali. La tac lascerà pochi dubbi, perché la polmonite si era aggravata e serviva subito ossigeno. Tanto ossigeno. "Sono stato ricoverato in Malattie infettive, – dice ancora – nel reparto di alta intensità e ho avuto bisogno della maschera. Il secondo giorno di ricovero è stato forse quello più difficile, il picco del malessere. Non riuscivo a stare in piedi, ma per fortuna sono sempre rimasto vigile".

Cinque giorni al Maggiore, prima del trasferimento all’ospedale di Vergato che proprio in questi giorni celebra l’anno di trasformazione in struttura interamente dedicata ai pazienti Covid. "Non dimenticherò mai le prestazioni di altissimo livello di medici e infermieri di entrambe le strutture. Nonostante il periodo difficilissimo e di fortissimo stress che da oltre un anno stanno vivendo i sanitari, quello che mi ha colpito è stata la loro tranquillità disarmante". Uno di questi si chiama Nicolino Molinaro, direttore di quella che era la Medicina di Vergato, ora reparto Covid: "Il paziente – spiega il medico – è arrivato con un’insufficienza respiratoria, abbiamo continuato le cure del Maggiore e piano piano lo abbiamo svezzato dall’ossigeno fino a farlo tornare a una respirazione completamente autonoma e regolare". La situazione oggi nella struttura bolognese parla di 36 posti letto che continuano a essere completamente occupati, mentre il bollettino delle ultime 24 ore dice un decesso, due dimissioni e tre ricoveri.

Pasqua...con i tuoi. Alessandro, intanto, da qualche giorno è tornato a casa dove, dopo un breve e precauzionale isolamento, ha potuto riabbracciare la compagna e la loro bimba di 4 anni, pure loro risultate positive ma in forma leggera. "Ora stiamo bene – conclude con un sorriso il manager della lirica che è tornato al lavoro con incontri e riunioni rigorosamente via web – e per Pasqua faremo una grande festa, ovviamente in casa". Ma di nuovo insieme, dopo aver battuto quella "brutta bestia" chiamata Covid.

 

 

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