Didattica a distanza a Bologna, è caos su quando inizierà. Ira dei genitori

Il Ministero: "Le superiori avranno un giorno di tempo per adeguarsi". Ma il Dpcm dice altro. Presidi in agitazione

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Bologna, 26 ottobre 2020 - "Quel 75% di didattica a distanza ci preoccupa molto e ci dispiace perché mette a casa i nostri ragazzi che sono stati i primi ad essere chiusi e gli ultimi ad essere tirati fuori". Inoltre, aggiunge mamma Francesca, con una stoccata pungente, "con questa scelta, la politica sta dimostrando tutta la sua incapacità nel tutelare i minori. Dobbiamo essere noi rinunciare a qualcosa per garantire ai nostri figli la scuola". Tre figli di cui uno a rischio didattica a distanza (Dad), Francesca legge e rilegge il Dpcm e non si dà pace. "Speriamo non lo attuino", sintetizza. "Il nostro Paese non sta mettendo i nostri ragazzi nella condizione di poter andare a scuola".

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Nel Dpcm si parla del 75% di didattica a distanza alle superiori, ma in queste ore regna il caos. Già, perché il colpo di scena che agita tutti i presidi arriva in serata, con una nota ambigua del Miur che per alcuni versi cozza con il Dpcm. Sul Dpcm, in merito all’attivazione del 75% di didattica digitale integrata (Ddi come l’ha ribattezzata lo stesso Miur, cambiandole pelle, ma non sostanza), si legge infatti: "Per contrastare la diffusione del contagio, previa comunicazione al Ministero dell’Istruzione dalle autorità regionali, locali o sanitarie delle situazioni critiche…". Cioè sono queste autorità a doversi attivare. Nella nota del Miur, invece, non si accenna a chi la deve attivare, ma che la Ddi, per le sole superiori, è "incrementata ad almeno il 75% anche qualora le ordinanze ministeriali rechino un limite inferiore". Chiarendo poi che le scuole "provvederanno all’adozione degli atti necessari nella giornata di domani (oggi, ndr) con efficacia, poi, dal giorno successivo". E così nasce una gran consufione e nessuno sa cosa accadrà nei prossimi giorni.

La Dad "toglie moltissimo ai ragazzi", aggiunge mamma Francesca: "Non mi si venga a dire che lo stare in classe equivale allo stare davanti ad un computer e che si acquisiscono le stesse competenze di quando si interagisce dal vivo con docenti e compagni". Con la Ddi si "causa un danno formativo importante" . Per non parlare di quanto connesso "alla socialità, castrato in maniera drammatica".

Sulla scuola, scrive poi il coordinamento regionale dei Presidenti dei Consigli di Istituto in una lettera al presidente delal Repubblica Mattarella e al premier Conte, "non possono essere scaricate le motivazioni della crescita del contagio in quanto al momento la scuola è il luogo più sicuro. Spettabili istituzioni non chiudete la scuola; la Didattica integrata digitale non è la panacea di problemi al di fuori della scuola: trasporti, mancanza di controlli laddove vi sono assembramenti, non rispetto de distanziamento e uso delle mascherine. Se chiudete la scuola dovrete assumervi anche la responsabilità delle prossime generazioni che saranno impreparate e destabilizzate per affrontare il loro futuro". In tutto questo, il convitato di pietra è viale Aldo Moro, chiamato in causa dalla segretaria generale Flc Cgil Emilia Romagna, Monica Ottaviani che, oltre a stigmatizzare il comportamento del Miur che "invalida il lavoro di mesi delle scuole", invita la "Regione a battere un colpo. Chiediamo che convochi subito il tavolo sulla scuola".

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