Si chiama Dimmi di te, ma dice tanto di lei, Chiara Gamberale, di noi, di una generazione che si interroga su cosa vuole dire crescere, su cosa resta dei ragazzi che si è stati e delle scintille di un tempo. Come si fa a rimanere fedeli a se stessi? La scrittrice romana scava fra "le stelle polari" del suo passato nell’ultimo libro (Einaudi) che presenta oggi alle 19 a Grand Tour Italia con Oscar Farinetti. Per lei, che a Bologna ha studiato, è anche un ritorno a casa. "Non vedo l’ora, anche di conoscere questo nuovo luogo, con un libro che per me è speciale. Sarà la mia prima presentazione in città senza Flavia Prodi e la serata è dedicata a lei. Si metteva sempre in fila per farsi firmare il libro. L’ho conosciuta d’estate sull’isola di Giannutri: non torno a Bologna dal giorno del suo funerale".
Perché ’Dimmi di te’ è così speciale per lei?
"È arrivato dopo un periodo molto duro e questo è un libro che ha a che fare con il mio tirarmi fuori dal dolore. Ero in uno di qui momenti in cui non succede qualcosa di violento, ma è come se la vita ristagnasse".
La palude di cui parla nel libro. Poi cosa è successo?
"Ho sognato un mito della mia adolescenza, un ragazzo che vedevo a teatro: era il più bravo, ma non c’era amicizia. Allora ho pensato che sarebbe stato bello capire come erano diventate da grandi quelle persone che vedevo così vincenti da ragazzina. Come staranno affrontando le domande che mi sto facendo io? Dopo i trent’anni tutti ci chiediamo: ’avevamo tanti sogni, ma ora qual è la nostra natura profonda, quella di oggi o quella di ieri’? Come tenere insieme i sogni con quello che ci chiede la vita di oggi?".
E quindi comincia la ricerca di queste persone della giovinezza.
"Siamo tanti abituati a spiare i protagonisti del nostro passato su Facebook. La mia protagonista invece, con il suo registratore, le va a incontrare di persona. Quella spiata sui social è proprio bugiarda: non c’è relazione, ma due solipsismi di chi mette le foto e chi li guarda. Invece qui si rompe la parete dell’Iphone".
La protagonista si chiama Chiara e cresce la figlia da sola. È un libro autobiografico?
"Io affido molto di me ai miei personaggi. La protagonista all’inizio pensa solo ai suoi problemi, ma poi fa questo gioco per mettersi in ascolto. E da ognuno di quei ex ragazzi che ritrova riceverà un sassolino magico per riformare quella strada che la riporta a casa".
Qual è casa?
"Quel posto in cui puoi dire ’io’ senza avere paura. E arrivo poi a quello che a me interessa nei miei libri, parlare delle relazione fra le persone. C’è tanto amore in questo romanzo: quello fra madre e figlia, quello non compiuto e ci sono almeno cinque modelli di amore coniugale". Lei quali risposte ha trovato?
"L’ha trovata la mia protagonista per me. Sul traghetto, ha un’illuminazione: siamo anche i sogni che non abbiamo realizzato. Non dobbiamo confrontarci con modelli che non hanno a che fare con la nostra natura profonda. Se la tradiamo, saremo prigionieri. Il puro fatto di essere protagonisti della nostra invece, può mettere un’irrimediabile allegria".
Sono temi di tutta una generazione?
"I protagonisti che Chiara incontra, fra i 40 e 50 anni, sono ancora più adolescenti degli adolescenti: è anche il racconto di una generazione che intende a crescere un po’ a modo suo. Siamo i primi figli di genitori psicanalizzati, i miei genitori non si ponevano tutti questi problemi alla nostra età, ormai era chiusa la partita. Per noi invece la partita è sempre aperta. Ma Chiara scoprirà di non essere da sola".
Uno dei temi è la maternità, sembra che tutti abbiano sempre delle grandi verità di come si dovrebbe essere madri.
"Essere genitori significa avere traslocato dall’io al tu. Non tutti lo fanno e molti ancora giudicano. Non ho ricette, ma so che anche nella relazione con i figli non deve mancare il contatto con la nostra persona. Io ho provato a raccontare la maternità soprattutto all’insegna del divertimento, spesso se ne parla poco. Vita è la più grande lezione sull’amore che ho ricevuto e mi piacerebbe avere un ultimo grande amore per capire cosa mi ha insegnato mia figlia".