Dino Sarti, una tomba per la 'voce' di Bologna

Mobilitazione per i resti del cantautore morto nel 2007: rischiavano l’ossario comune. Protagonista del dialetto, dai night a piazza Maggiore

Dino Sarti, classe 1926,  è morto a Bologna nel 2007, dopo una lunga malattia

Dino Sarti, classe 1926, è morto a Bologna nel 2007, dopo una lunga malattia

Bologna, 11 gennaio 2021 - Dino Sarti avrà la sua tomba e i suoi resti non finiranno in un ossario comune. Obiettivo raggiunto da una raccolta fondi lanciata da Cesare Fauni con l’obiettivo di dare una tomba al cantautore che ha fatto conoscere a tutti gli italiani l’anima e il dialetto bolognese con concerti e brani che hanno fatto la storia della musica e della canzone d’autore. L’annuncio pubblico pochi giorni fa: «La raccolta fondi per la sistemazione delle spoglie di Dino Sarti è terminata. Ha ottenuto un ottimo riscontro: sono stati raccolti 2376 euro.

Le spese per ossario e lapide ammontano a 1186 euro, per cui rimangono 1290 euro. Poiché rimane l’esumazione che costerà circa 600 euro, al momento possiamo fare una donazione di 690 euro». A seguire, nella comunicazione, il nome e il cognome delle persone (e associazioni), in totale una settantina, che con le loro offerte hanno permesso di arrivare ad un risultato doppio dell’obiettivo. «È nato tutto da una mia visita sulla sua tomba in terra, presso il cimitero di Monte San Giovanni (Bologna). Sulla lapide a terra c’era l’annuncio dell’imminente esumazione che in assenza di parenti e o di indicazioni diverse avrebbe portato alla dispersione dei resti di Sarti nell’ossario comune», aggiunge il musicista cultore della bolognesità ed estimatore dell’autore e cantante protagonista per oltre un decennio dei concerti del 14 agosto in piazza Maggiore, a Bologna.

Morto nel 2007, Sarti fu seppellito nella terra nel cimitero di Monte San Giovanni, vicino alla moglie Angelica. La sua fine (artistica) era stata decretata anni prima, tanto che, un po’ per scelta, ma anche per difficoltà economiche, nel 2002 decisero di andare ad abitare in affitto in una casa di campagna di Monte San Pietro (Bologna). Dopo la morte della moglie, il cantautore tornò a Bologna, prima della scomparsa, dopo una lunga malattia. Le spese del funerale furono sostenute dal Comune di Bologna. Stavolta le spese per la sua memoria le hanno sostenute le persone elencate nella pagina Facebook ‘A Dino Sarti - Bologna invece’. 

Gabriele Mignardi 

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"Piazza Maggiore, 14 agosto, neanche a pagarlo c’era più posto", cantava Dino Sarti nel 1974, e dalla breve rampa di San Petronio al Crescentone, al Palazzo del Podestà e alla fontana del Nettuno era una lunga, compatta striscia di battimani. "Bella musica, vero? Nota dopo nota l’ho portata anche fuori dai confini nazionali", spiegava lui, occhi stretti dietro le lenti e sorriso acceso dall’orgoglio. Aveva percorso tanti vicoli e tutti in salita, Sarti, prima dello sbarco da trionfatore nella grande piazza. Stradelli duri, lastricati di lavoro e di sogni. Studi interrotti dopo il primo anno di avviamento, operaio alla Weber carburatori, turni impegnativi e, di sera, via il grasso dalle mani e vai con le canzoni dalle Due Torri all’oltreoceano, qua e là, venate da un curioso accento bolognese forse un po’ patetico, ma certamente originale.

Microfoni con precari contratti di una sera da un palcoscenico all’altro, musica nazionale con sconfinamenti in francese, in bolognese e in inglese. Poi, l’incontro con il direttore d’orchestra Pino Calvi, altri successi a Milano e un po’ dappertutto in un’Italia ricca di musica e di speranze. Bologna srotolava, in serie, giorni di lavoro e notti di divertimento, tutti da Lamma dopo l’ultimo film, alla Birreria Bologna e alla Bella Napoli, il Carlino e lo Stadio all’una, i bomboloni ancora caldi alle 4 in stazione. Musica all’Esedra, alla Fontanina, al Parco Verde, locale fondato alla ‘Cricca’ da Domenico Bertoncelli, al Miami, al Sampieri, al Migliorini, al Dandy, nella Sala degli Specchi, in tanti altri locali.

Sarti cantava Bologna e non solo, con riflessi francesi di Brel e Aznavour curiosamente tradotti in bolognese. Night e sale da ballo, profumi e schiocchi di tappi in volo in un’Italia canora dove resistevano Nilla Pizzi, Giacomo Rondinella, Jula de Palma, Luciano Tajoli e Giorgio Consolini, e dove già si alzavano le note di Lucio Battisti e di tanti altri. Da quel palcoscenico prese il volo anche lui: Teheran, l’esibizione davanti a Farah Diba, e a Tripoli, prigioniero in albergo quando Gheddafi salì al potere. Applausi e richieste di bis da un night a una sala a un bazar, grande successo dappertutto, a ‘Radio Montecenere’, in Svizzera, alla tv di Zurigo, in Rai ospite di Mike Bongiorno, da paroliere per Fred Buongusto.

Lunghi viaggi, con la sua città e i dintorni nel cuore. ‘Piazza Maggiore 14 Agosto’, ‘Bologna Campione’, ‘Socmel’, ‘San Carlen’, ‘Nev Iork, Nev Iork’, Viale Ceccarini, Riccione’, ‘Tango Imbezel’, ‘Spometi’, dedicata a chi smette la tuta e punta al night quando cala la notte, con l’abito elegante, le scarpe lucide e i capelli impomatati da più mani di brillantina. Parole e musica di Dino Sarti col vezzo di uno sconto personale sull’età. Perché Dino, classe 1926, si regalava ogni volta un buono sconto di dieci anni. "Sono venuto al mondo nel 1936" ribadiva deciso. Romano Trerè, suo grande amico, lo ricorda con nostalgia. "Dino era davvero completo. Cantante, cabarettista, paroliere, scrittore, ha messo a punto cinque libri, attore, ha partecipato a cinque film, giornalista. Un grande personaggio. La città, grazie anche al mio impegno, gli ha dedicato un giardino. Due anni fa Riccione ha diffuso un manifesto con la copertina del disco di ‘Viale Ceccarini’ e lo ha messo al centro di un’intera serata. Dino ha meritato tutto questo perché da grande artista ha portato il nostro dialetto, la nostra città e non solo, in tutto il mondo".

Gianni Leoni

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