Disagio giovanile, Elena Ugolini: "Nella task force manca la scuola"

Il rettore del Malpighi: "C’è un ex provveditore, servirebbe anche una figura ancora a contatto coi ragazzi. E il Comune dovrebbe utilizzare parte dell’avanzo di bilancio a sostegno di istituti, associazioni e famiglie"

Elena Ugolini, rettore delle scuole Malpighi, già sottosegretaria all’Istruzione

Elena Ugolini, rettore delle scuole Malpighi, già sottosegretaria all’Istruzione

Bologna, 12 maggio 2022 - La task force di sette esperti di disagio giovanile, voluta dal Comune, "è formata da figure di altissimo livello". Ma, aggiunge Elena Ugolini, rettore del Malpighi – già sottosegretaria all’Istruzione nel governo Monti, dal 2011 al 2013 – "credo che sarebbe proficuo prevedere un’integrazione".

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Professoressa Ugolini, che cosa propone?

"Sarebbe stato importante inserire una persona che, in questo momento, lavori in modo attivo nella scuola. Una figura che abbia ogni giorno a che fare con quei giovani a rischio che si vuole togliere dalla strada".

Nel gruppo c’è l’ex provveditore Schiavone.

"È una figura con esperienza e competenze senza dubbio importanti. Ma, ripeto, sarebbe utile ampliare la squadra con qualcuno ancora impegnato nel mondo della scuola".

Che cosa si aspetta dal lavoro della task force?

"È sotto agli occhi di tutti che la sfida vera è prevenire la creazione del disagio che porta preadolescenti e adolescenti a manifestazioni violente".

Ha una ricetta da proporre?

"Occorre offrire proposte adeguate che permettano ai ragazzi di crescere bene e sviluppare i loro talenti, a scoprire la bellezza in ciò che studiano. Dobbiamo anche aiutarli a capire il loro valore, come singoli individui e nel rapporto con gli altri".

Non sarà il compito della task force. Chi dovrebbe occuparsene?

"È necessaria l’alleanza di tutti: politica (destra e sinistra), Comune, ufficio scolastico, famiglie, terzo settore, società sportive. Tutti insieme dobbiamo lavorare per formare una generazione di costruttori, aiutando la scuola a svolgere il suo compito educativo".

Non sembra un progetto a costo zero. Serviranno fondi. Dove pensa dsi possano trovare?

"Il Comune potrebbe pensare di investire parte del consistente avanzo di bilancio, che è di circa 82 milioni di euro, dedicandolo a interventi a favore dei piccoli e dei giovani. A sostegno delle scuole e delle famiglie. Sarebbe un bel segnale fare di Bologna una città in cui bambini e ragazzi possono crescere avendo l’opportunità di mettersi in gioco".

A chi e per che cosa andrebbero indirizzati i finanziamenti?

"A scuole e associazioni, in modo che possano mettere in campo attività di studio guidato pomeridiane. Ma anche laboratori artistici e ricreativi, attività sportive. È molto importante aiutare i preadolescenti e gli adolescenti a vivere in modo costruttivo il tempo del pomeriggio. Dopo l’orario scolastico, molti purtroppo non hanno alternative alla strada. Ma immagino anche la possibilità di valorizzare la presenza di tanti studenti internazionali ospiti della nostra città, per avere lettori madrelingua in tutti gli asili e le scuole elementari di Bologna".

Lei ha parlato anche di famiglie. A cosa pensa?

"Al sostegno per famiglie con figli ‘difficili’, con problemi caratteriali. O con disabilità, o disturbi specifici dell’apprendimento. Sarebbe importante che l’amministrazione comunale facesse un’operazione straordinaria, a sostegno di scuole e famiglie, in aiuto ai soggetti giovani più fragili".

Fra i soggetti da coinvolgere c’è anche il terzo settore.

"Sarebbe importante fornire aiuti concreti alle tante associazioni di volontariato che operano in città, e alle parrocchie. Questo consentirebbe di ampliare la proposta formativa e il ventaglio di attività dedicate specificamente ai preadolescenti e agli adolescenti. L’obiettivo è coinvolgere sempre di più i nostri bambini, i nostri giovani, moltiplicando le proposte della città rivolte a loro".

 

 

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