di Francesco Zuppiroli
Liberi di ballare ancora. Se la pandemia avesse un barometro per misurare la pressione psicologica sulle persone, soprattutto sui giovani, e più in generale per fotografare lo stato dell’arte delle varie ondate, quel barometro sarebbero senza dubbio le discoteche. Quelle discoteche che all’inizio dell’emergenza sono state le prime a chiudere e le ultime a riaprire. Poi di nuovo le prime a richiudere e così via sino a quella di venerdì sera che è stata una nuova ripartenza, la terza, anche per i club bolognesi, con alcuni che si sono riservati di prendersi del tempo prima di aprire di nuovo – come il Numa che tornerà al lavoro dal 25 febbraio – e altri che alla prima occasione utile non si sono fatti pregare per reglare divertimento ai propri clienti. Questo è il caso del Matis Club di Casteldebole, che ieri ha inaugurato l’ennesimo nuovo corso, riproponendo la ricetta di controlli dei Green pass all’ingresso e verifica attraverso il documento di identità, ospitando tantissimi ragazzi e ragazze scalpitanti per poter muovere ancora il primo passo sulla pista.
Una platea di clienti accolti dal boato della musica reggaeton del format ’Vida Loca’ i quali hanno garantito all’unisono "è emozionante ritornare – così Martina Presta, dello staff del locale –. Per noi significa lavoro, ma anche un segnale di normalità importante per tutti". E la voglia di prenderselo tutto lo spazio a disposizione, che tiene conto della capienza al 50% e dell’obbligo di mascherina, seppure verso questo in particolare sia stata lampante la reticenza dei giovani, è "tantissima. Erano due anni che non andavo a ballare – assicura Alice Lucchi –, perché fino a questo momento non mi sentivo sicura. Ho aspettato per buonenso, ma ora la situazione pandemica è in miglioramento e penso sia ora di tornare a vivere". Vivere, attraverso quello che secondo Velentina Leggio è "il vero simbolo di una pandemia in ritirata, ossia la riapertura delle discoteche".
E poi c’è chi non vedeva l’ora e "non ho mai avuto dubbi di tornare alla prima occasione – spiega Greta Vitali –. Secondo me ci sono le condizioni per stare di nuovo insieme in questo contesto e penso che presto anche la capienza potrà tornare al centro percento". Questo perché "sicuramente la situazione è migliorata – dice Isotta Vignocchi –. Non significherà ancora una normalità totale, ma la discoteca aperta è un passo importante in quella direzione e non penso nemmeno che sarà motivo di un passo indietro".
La sensazione palese tra i clienti del Matis è quella di sicurezza, sicurezza di poter stare vicini, ballare insieme, in molti casi anche senza mascherina certo, ma "non è sempre colpa di noi giovani se ci sono impennate di contagi, né tantomeno delle discoteche. Credo che le responsabilità siano un po’ di tutti, non bisogna accanirsi solo sui locali e su chi li frequenta", scandisce Carolina Zucchini, mentre l’amica Eleonora Mirri conclude: "Questa apertura è diversa dal passato, quando in inverno eravamo barricati in casa. Questa rappresenta la speranza".
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