Scuola Bologna, 600 docenti vogliono trasferirsi

Boom di richieste di trasferimenti, per docenti di ogni grado, verso le regioni del Sud

Alcune insegnanti al provveditorato in una foto di archivio

Alcune insegnanti al provveditorato in una foto di archivio

Bologna, 5 aprile 2019 - Fuga dalla scuola bolognese. Sono oltre 600 le domande di trasferimento, inviate al Miur dagli insegnanti di ogni grado: dalla materna alle superiori. E queste, osservano Flc Cgil, Cisl e Uil Scuola provinciali, «sono solo quelle che abbiamo trattati noi come sindacati di categoria».

Extra conteggio, ci sono quelle frutto del fai da te. E se la scadenza per cercare di fare le valigie, per i prof, è fissata al 5 aprile, per gli Ata (personale tecnico amministrativo), si guarda al 26 aprile. Certo è che i moduli pronti per essere spediti al Miur dai sindacati, sono già poco meno di 200. Una mobilità che va in direzione contraria a quella ‘migrazione’ da Sud a Nord dei prof assunti nel 2015 con la ‘Buona Scuola’. «Per un buon 60%-70% - rivela Arturo Cosentino della Cisl Scuola provinciale – si tratta per lo più di maestri di materne ed elementari che vorrebbero tornare a casa», in Sicilia, Campania o Puglia. Il condizionale è d’obbligo perché con la contrazione degli studenti al Sud spariranno centinaia di cattedre.

«Ci sono poche certezze che le loro domande vengano accolte», ammettono i sindacati. E per l’Emilia Romagna, questa è una boccata di ossigeno. Oltretutto «siamo l’unica regione – spiega Serafino Veltri della Uil Scuola – a crescere». Il Miur ipotizza, infatti, che, a settembre, ci saranno 1.484 studenti in più. E quegli insegnanti servono come il pane visto che tra quota 100, legge Fornero e trasferimenti qui le cattedre si svuotano. «Se il Miur non metterà in campo misure straordinarie, a settembre la ‘supplentite’ si gonfierà in modo spaventoso», denuncia Susi Bagni dell’Flc Cgil.

Già, ma dove trovarli, visto che i concorsi o vanno a rilento o sono ancora a venire. «Si potrebbe fare un’immissione in ruolo straordinaria in base ad alcuni criteri (ad esempio tre anni di servizio, ndr) oppure attingendo alla seconda fascia», ipotizzano Veltri e Cosentino. Per Veltri, la voglia di far i bagagli dipende in massima parte «dal terrore che i docenti hanno della regionalizzazione. Sono spaventati. Il loro ragionamento è ‘ora o mai più’. Ho delle insegnanti che ogni settimana tornano a casa a Napoli, a Latina». Quanto sta accadendo, analizza Cosentino, «non è altro che lo strascico dei problemi causati dalla Buona Scuola. Chi è stato assunto allora, ogni anno prova a partire». La mobilità, conclude Bagni, è «l’ultimo step per tutti quei docenti assunti e sparpagliati ovunque».

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