
Francesca Andreoli, bolognese classe 1980, è produttrice di ’Cinedora’ e presidente della giuria internazionale a Biografilm
Bolognese, classe 1980, Francesca Andreoli è un quarto di Cinedora, la casa di produzione nata nel 2020 tra Roma, Londra e Buenos Aires, che al suo primo film Vermiglio ha vinto il David di Donatello, una delle sette statuette conquistate dal film di Maura Delpero. Un lungo percorso lavorativo in Cineteca dove entrò come stagista dopo la laurea e dove l’ultimo incarico è stato nella Film Commission (qui ha scoperto la passione per la produzione), Andreoli è la presidente della giuria del concorso internazionale del Biografilm che ha debuttato ieri e andrà avanti fino al 16 giugno.
Francesca Andreoli, cominciamo dalla fine: com’è cambiata la sua vita di produttrice dopo ’Vermiglio’?
"Premetto che Vermiglio è il film che avrei sempre voluto produrre, con persone con cui c’è un’affinità sia a livello produttivo che di anima e di gusti, e aver raggiunto questi risultati è stata una grande soddisfazione. Naturalmente Maura sta ricevendo tante proposte, la casa di produzione ora è conosciuta, ma ci piace soprattutto il fatto che con Vermiglio abbiamo portato avanti un’idea di produzione che cerca di uscire dall’Italia il più possibile iniziando a costruire un impianto che contempli tantissimi partner, da un momento molto precedente a quello delle riprese. Più realtà e partner si riescono a coinvolgere, cosa che ho imparato quando ero a Tempesta lavorando sui film di Alice Rohrwacher, più il film acquista forza in fase di composizione del piano finanziario, assicurandosi poi una vita più lunga".
Come soci di Cinedora cosa vi ha spinto a unirvi?
"Il match perfetto è arrivato quando ho trovato i miei soci, ovvero Maura, Santiago Fondevila Sancet e Lorenzo Guerra Seràgnoli. In quel momento abbiamo capito che unendo le forze – perché da soli non si va da nessuna parte ed è più proficuo e divertente fare le cose insieme – potevamo portare avanti una nostra idea di cinema dove la cura e il tempo sono fondamentali: in tal senso abbiamo cercato le risorse per dare innanzitutto a Maura il tempo di cui aveva bisogno per scrivere una bella sceneggiatura".
Lei è al Biografilm, festival dedicato ai documentari. Perché tante donne registe cercano una voce attraverso il cinema del reale?
"Il mondo sta cambiando fortunatamente, ma c’è stato un momento in cui lavoravo in Cineteca all’organizzazione del festival Visioni Italiane, con tanti documentari firmati da donne registe. C’era questa diffidenza nei confronti delle capacità delle donne registe di gestire budget importanti, questa l’opinione dei produttori e il documentario era il modo per parlare. Di strada da fare ce n’è ancora tanta, ma bisogna insistere".
Che cosa potrebbe catturare il suo interesse in un film tanto da votarlo?
"Riferito al Biografilm posso dire che sono molto appassionata di documentari perché sono molto curiosa e questo cinema ti porta a fare un giro del mondo di realtà e storie. Siamo bombardati di notizie tra social e internet, ma mi rendo conto, visionando in questi giorni i film in concorso, che ancora i documentari ti possono far conoscere storie di cui ancora non avevi sentito parlare. E quindi mi appassiona quello di cui sono curiosa".
In 21 edizioni del Biografilm il mondo del documentario si è molto trasformato ed evoluto, forse più del cinema di finzione. Che ne pensa?
"Sono d’accordo, c’è tanta sperimentazione nei documentari. Mentre una volta c’erano documentari classici cui ci siamo abituati, con molte interviste, piani posati, personaggi che parlavano e raccontavano, adesso si sta andando verso forme di linguaggio molto diverse e interessanti con voci off, materiali d’archivio, ibridi tra animazione e live action: ogni regista trova il suo linguaggio narrativo e visivo. Nei titoli del Biografilm ci sono tanti sguardi così diversi!".
Attualmente Cinedora su cosa è impegnata?
"Abbiamo una serie di progetti, sia film che serie di esterni in sviluppo, e anche il prossimo film di Leonardo Guerra Seràgnoli, che è anche regista".