Dopo Guerre Mondiali e pandemie, Giuseppe Venturi muore a 109 anni

Si è arreso all’età l’uomo più anziano d’Italia. Il ricordo della nipote:. "È stato il nostro pilastro"

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di Matteo Alvisi

Il decano di Bologna e per dodici giorni anche d’Italia, non c’è più. Giuseppe Venturi è morto a 109 anni, ne avrebbe compiuti 110 il 13 aprile. Aveva superato due Guerre Mondiali, la Spagnola, la Sars e anche il Covid, ma alla fine si è dovuto arrendere all’età. Da poco era diventato l’uomo più anziano di tutta Italia, si è spento nel suo letto della casa di via Speranza circondato dall’affetto dei suoi cari. Venturi era nato nel 1912 a Marzabotto, tre anni dopo la fondazione del Bologna Fc e un giorno prima che il Titanic andasse a sbattere contro un iceberg nel suo viaggio inaugurale. Ha trascorso la gioventù e la maturità fra le colline e i monti costeggiati dal fiume Reno e il torrente Lavino, tra Marzabotto, Monte San Pietro e Bologna.

Nella sua lunga vita ha lavorato prima come contadino, era appassionato in particolare del vigneto, poi ha fatto il muratore. La sua grande passione, oltre al fedele gatto Silvestro che lo ha vegliato fino all’ultimo respiro sopra al letto, è stato il legno. O meglio intagliare il legno per creare gufi di tutte le dimensioni e forme, ma anche altri animaletti, a partire dai gatti, di cui la sua abitazione è piena. E pensare che la sua prima mostra dal titolo ‘Legno e argilla’ l’ha fatta alla tenera età di cent’anni, nel 2012, nel centro anziani di Santa Viola e il successo non è stato poco. "Non ho mai fumato – aveva detto nella festa del suo ultimo compleanno per spiegare il segreto della sua longevità – e bevo solo un sorso di vino quando c’è qualcosa da festeggiare. Però mangio di tutto e vado pazzo per le tagliatelle, che divoro in abbondanza". "Il nonno è stato il nostro pilastro – racconta commossa sua nipote Roselena Nigro, 47 anni –, credo che sia stato per tutti noi un grandissimo privilegio sia averlo avuto come esempio, sia avere potuto guardare ogni giorno le nostre origini. Scambiare parole con lui o comunicare attraverso i nostri rituali domestici, portargli il pesce della ‘Bottega del pesce’ ogni venerdì e vedere la sua reazione sempre soddisfatta era di grande gioia. Inoltre per noi nipoti la sua presenza e la sua immensa vita ha permesso di ridimensionare le nostre vicissitudini quotidiane. Sono davvero molto orgogliosa di avere avuto un nonno così che ci ha sempre ricordato l’importanza della tradizione e della famiglia".

 

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