NICOLETTA TEMPERA
Cronaca

Dozza, ispettore preso a schiaffi: "Isolamento per detenuti violenti"

I sindacati Sappe, Cisl e Cgil sull’aggressione al poliziotto della penitenziaria avvenuta al secondo piano "Stava trattando con i reclusi perché rientrassero in cella dopo aver inscenato una protesta".

Ancora problemi tra le mura della Dozza. Ancora al secondo piano del padiglione giudiziario, dove si concentrano le maggiori situazioni di criticità. Questa volta, si tratta di una rivolta scattatasi venerdì pomeriggio nella sezione C, dove la maggior parte dei detenuti sono italiani e dove si trovano molti ex alta sicurezza, con un ispettore della penitenziaria preso a schiaffi. Tutto è partito dal rifiuto da parte dei detenuti di rientrare nelle celle, in protesta per problemi legati all’area sanitaria. Nel corso della trattativa intrapresa dagli agenti per far tornare tutti nelle stanze detentive, uno dei detenuti, dentro per una rapina aggravata, ha colpito il poliziotto, senza che questo riuscisse a difendersi. Una vicenda che dimostra, ancora, il drammatico contesto della Dozza. "Chiediamo all’amministrazione penitenziaria di adottare ogni utile iniziativa affinché il detenuto venga punito in maniera esemplare e trasferito in altra struttura", dicono Giovanni Battista Durante e Francesco Campobasso del Sappe, che spiegano che solo grazie al paziente lavoro di dialogo degli agenti la situazione sia infine tornata alla normalità. "Servono – concludono dal Sappe – adeguate strutture dove i detenuti violenti possano scontare la pena in regime chiuso, fino a quando non comprendano che devono rispettare regole, polizia penitenziaria e operatori".

"Al detenuto verrà fatta una sanzione disciplinare – aggiunde Nicola D’Amore della Cisl Fp –, ma in questo contesto non serve a nulla. Siamo in una sezione dove i detenuti hanno un grande potere criminale: servirebbe davvero l’isolamento, perché la situazione è ingestibile". Al secondo piano, come spiega la Fp Cgil "ci sono detenuti di varie nazionalità, con grandi disagi sociali che riguardano anche le rispettive famiglie, che vivono in luoghi lontani. Spesso la violenza è per motivi futili, che all’interno di un carcere diventano motivi esistenziali, che portano a non riconoscere più chi si ha davanti, un agente, un commissario o il direttore in persona". Per questo la Fp Cgil chiede all’amministrazione "come mai i detenuti più facinorosi non vengono trasferiti dopo eventi del genere, anche dopo ripetute aggressioni agli agenti?", facendo poi appello al Governo per rispondere al sovraffollamento cronico. "Qualche minimo miglioramento dal punto di vista delle nuove assunzioni si sta vedendo – conclude il sindacato –, ma si nota anche il grande ritardo nell’effettuarlo, con la presenza di personale molto anziano e giovani che hanno bisogno di tempo per imparare. Serve più supporto da parte del Prap e del Dap, prima che sia troppo tardi".