Bologna, droga in carcere. Guardie condannate

Dodici anni totali a due agenti della penitenziaria. A giudizio quattro boss

Agenti di polizia penitenziaria in una foto di repertorio

Agenti di polizia penitenziaria in una foto di repertorio

Bologna, 1 febbraio 2019 - Dodici anni. Pesa come un macigno la condanna arrivata ieri per due dei quattro agenti della polizia penitenziaria imputati nell’ambito dell’inchiesta della dda bolognese su un giro di spaccio di droga ai carcerati e corruzione alla Dozza. Un’inchiesta nata dalle dichiarazioni del pentito del maxi processo Aemilia Giuseppe Giglio che portò i pm Marco Mescolini e Beatrice Ronchi a scoprire anche il pestaggio di un detenuto – lo ‘spesino’ – mai denunciato, commissionato secondo l’accusa dai boss ’ndranghetisti Sergio Bolognino e Gianluigi Sarcone per vendicarsi di uno sgarbo subito ed eseguito dai camorristi Mario Temperato e Andrea Palummo, tutti rinviati a giudizio ieri dal giudice Gianluca Petragnani Gelosi (il processo inizierà il 14 marzo).

Proprio di quel pestaggio, secondo l’accusa, l’agente Fabrizio Lazzari (difeso dall’avvocato Giuseppe Negro) era venuto a conoscenza e non lo denunciò, tanto che rispondeva con ’ndranghetisti e camorristi in concorso di violenza e lesioni aggravate dal metodo mafioso. All’udienza, in abbreviato, però già il pm Ronchi aveva chiesto l’assoluzione per queste accuse e la condanna a 10 anni ‘solo’ per gli episodi riguardanti lo spaccio di droga, tesi accolta dal giudice che lo ha condannato a sette anni e mezzo, più 15mila euro di multa e interdizione perpetua dai pubblici uffici. “Attendiamo le motivazioni (90 giorni) e proporremo appello”, è il commento dell’avvocato Negro.

Rispondevano, poi, sempre di accuse relative allo spaccio di droga alla Dozza anche gli agenti Loris Maiorano – condannato in abbreviato a quattro anni e mezzo (la richiesta fu di 5) e cinque anni di interdizione dai pubblici uffici in abbreviato – e Paolo D’Agostino, per cui erano stati chiesti sei anni. D’Agostino, difeso dall’avvocato Paola Benfenati, è stato assolto per non aver commesso il fatto dall’accusa di spaccio e condannato a quattro mesi d’arresto (sospesi) per la detenzione di alcuni proiettili.

Ieri sono stati condannati per i fatti di droga nel carcere anche tre marocchini, a sei anni ciascuno, difesi dall’avvocato Matteo Sanzani che ha già annunciato appello, e un italiano a 3 anni e 5mila euro di multa. Un altro imputato ha patteggiato. In tutto sono stati rinviati a giudizio 10 persone, mentre per un’altra gli atti erano già tornati al pm per un difetto di notifica e dovrà rifare l’imputazione.

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