Bologna, i giovani e insospettabili 'rider' della droga

A processo 17 ragazzi tra i 22 e i 30 anni, accusati di spaccio a coetanei e anche minorenni. Appuntamenti via app per gli scambi

L’indagine dei carabinieri è stata coordinata dalla pm Gabriella Tavano

L’indagine dei carabinieri è stata coordinata dalla pm Gabriella Tavano

Bologna, 1 luglio 2022 - Proprio come per ordinare la pizza, così facevano con l’hashish: un messaggino che poi si poteva auto-cancellare su un’app e la droga era servita. Oppure bastava la vecchia telefonata tra amici. La consegna avveniva in punti concordati, meglio se comodi a uno dei "depositi", appartamenti o garage in cui alcuni degli indagati conservavano lo stupefacente, o all’occorrenza direttamente a domicilio. Loro, i ’rivenditori’, erano un gruppo di ragazzi insospettabili, quasi tutti bolognesi: in 17 – difesi tra gli altri dagli avvocati Marco Sciascio, Matteo Murgo e Robert Venturi – si presenteranno la prossima settimana davanti al giudice Roberta Dioguardi per l’udienza preliminare. Tutti devono rispondere di spaccio.

Il più anziano oggi ha 30 anni, il più giovane 22; all’epoca dei fatti contestati, risalenti ai primi mesi del 2018, alcuni erano appena maggiorenni, così come i loro clienti. Anzi, l’inchiesta partì da un adolescente, un minorenne che sorpreso con della marijuana pronta da spacciare, rilasciò spontanee dichiarazioni ai carabinieri sulla provenienza e l’acquisto della droga, aprendo il vaso di Pandora sul giro di stupefacenti. Giro gestito da giovanissimi ’imprenditori’, che si chiamavano per soprannome e nelle intercettazioni parlavano di economia e investimenti in monete virtuali. Tra loro c’è pure qualche veterano: il più anziano della banda, il trentenne, l’anno scorso è stato arrestato perché sorpreso a nascondere in un appartamento in provincia 80 chili di hashish; nel 2017 ne aveva stoccati 88, a Parma.

"Hai un piccolo aiutino per me?", o ancora "vuoi una corda?": queste le telefonate, subito si fissa lo scambio. Alcuni indagati sono acquirenti degli altri e a loro volta rivenditori, ma i clienti finali sono per lo più coetanei, spesso universitari: uno di loro si fa consegnare "una panetta da un etto" di hashish proprio davanti alla facoltà. La compravendita dura meno di 50 secondi. C’è chi arriva addirittura da fuori città per fare acquisti e fa una colletta con gli amici per potersi permettere la droga per una serata di sballo: "A Bologna costa meno", spiegano.

Ora, i giovani come detto devo no rispondere di spaccio; ad agosto 2020 il pm Gabriella Tavano chiese misure cautelari per tutti (carcere per cinque, ritenuti i "capofila del gruppo, fornitori e intermediari di una pletora di spacciatori al dettaglio, alcuni di rilievo per gestione e assiduità della collaborazione", domiciliari invece per gli altri), date la "notorietà e diffusività dell’attività" illegale, ma il gip Domenico Truppa rigettò la richiesta perché erano passati troppi mesi (30) dai fatti contestati.

 

 

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