Due cellulari trovati alla Dozza Il marito della legale nei guai

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Altri due cellulari ritrovati alla Dozza. I telefoni, questa volta, erano nella disponibilità di un detenuto straniero, marito di un’avvocatessa già denunciata, due volte, per aver tentato di introdurre all’interno della casa circondariale dei cellulari destinati ai propri assistiti. Una volta, addirittura, nascondendoli tra i folti capelli. I due telefonini sono stati trovati martedì dalla polizia penitenziaria nel corso di un controllo nelle celle al secondo piano del padiglione giudiziario. Ne dà notizia il sindacato di polizia peniteziaria Sinappe, che da tempo denuncia la complessa situazione del carcere bolognese, dove il ritrovamento di microcellulari e smartphone è all’ordine del giorno, in particolare in sezioni come l’alta sicurezza e come quella in cui si trova recluso il detenuto a cui ieri sono stati sequestrati i telefonini.

Introdotti con gli espedienti più vari, anche nascosti nelle confezioni di zucchero vendute al sopravvitto, come emerso da un’operazione della Dda che ha portato alcuni mesi fa all’arresto di quattro detenuti e del dipendente di una ditta esterna al carcere che si occupa del servizio. Al di là dei problemi di ‘comunicazione’, il sindacato denuncia anche l’episodio avvenuto a Livorno, quando un detenuto egiziano della Dozza, accompagnato per un’udienza, dopo aver spintonato i poliziotti è scappato in strada, tentando di evadere. Gli agenti, per fermarlo, hanno sparato in aria. "In queste circostanze – spiega Il Sinappe – sarebbe utile avere in dotazione il taser. Se i colleghi lo avessero avuto, non sarebbero stati costretti a usare la pistola, con tutti i rischi che questo comporta". Una posizione condivisa anche dalla Uilpa: "Speriamo che l’esecutivo che emergerà dalle elezioni di domenica vorrà farsi carico dell’emergenza penitenziaria".

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