Elezioni Usa 2020, Alec Ross "La mia Bologna a stelle e strisce"

Già consulente di Obama e Hillary Clinton, il docente di Baltimora tiene un corso di geopolitica e geoeconomia alla Bbs dell’università

Alec Ross è ‘distinguished visiting professor’ alla Bologna Business School

Alec Ross è ‘distinguished visiting professor’ alla Bologna Business School

Bologna, 3 novembre 2020Nel 2008 vive in prima linea le elezioni presidenziali americane: stretto collaboratore di Barack Obama, ne cura il Piano per la tecnologia e l’innovazione. Poi Alec Ross – 48 anni, ala moderata del Partito democratico, da settembre distinguished visiting professor alla Bologna Business School dell’università (Bbs) guidata da Massimo Bergami – entra al Dipartimento di Stato, consulente di Hillary Clinton. Oggi seguirà la sfida fra Trump e Biden dal divano di casa, in centro. A 7mila chilometri dal Maryland, dove nel 2018 ha partecipato alle primarie del partito per diventare governatore, e dalla sua Baltimora.

Elezioni Usa, il nostro speciale - Il video degli studenti Usa alla John Hopkins Quanto ‘pesa’ il voto di oggi? "Moltissimo. Perché questa volta non si tratta solo di scegliere il presidente. Per noi americani è arrivato il momento di scegliere chi siamo".

Può spiegare? "Per 70 anni, gli Stati Uniti sono stati il Paese più importante del mondo: 1946-2016".

Poi? "Poi ha vinto Trump. Ora dobbiamo scegliere se correggere lo sbaglio fatto quattro anni fa o continuare su una strada costellata di errori".

Strada che porterebbe dove? "A un rapporto molto stretto fra gli Usa e i Paesi dell’est Europa, con cui Trump ha molte affinità: la Russia di Putin, l’Ungheria di Orbán. E penso anche che gli Stati Uniti finirebbero per uscire dalla Nato".

Prevede una crisi nei rapporti fra una parte dei Paesi Ue, fra i quali l’Italia, e gli Usa? "Non c’è dubbio. Anche perché credo che Trump scatenerebbe una guerra commerciale contro l’Europa".

Un quadro a tinte fosche. "Ma realistico. Noi americani siamo chiamati a decidere se essere una democrazia o se entrare nel buio di una dittatura".

Un elettore repubblicano non sarebbe d’accordo. "Trump, lo dice lui stesso, vuole controllare tutto: mezzi di comunicazione, politica, sistema giudiziario. Ecco, all’elettore repubblicano chiederei: è questa la tua idea di democrazia?".

Non le pesa vivere questo momento lontano da casa? "No. Anzi. È meglio che io assista da lontano".

Perché? "Per me queste sono state elezioni difficili. Con una campagna elettorale simile a un duello tribale, senza attenzione ai temi veri. Anni luce distante da chi, come me, ha fatto parte della vecchia squadra di Obama".

Veniamo a Bologna. La conosceva già? "Sì, ci sono venuto a vent’anni. Ho vissuto qui per un anno, da studente universitario".

Che cosa studiava? "Storia medievale".

Poi è diventato un imprenditore tecnologico, massimo consulente in innovazione di un futuro presidente Usa. "Per capire l’innovazione, il futuro, si deve capire il passato".

Perché ha scelto di insegnare a Bologna? "Perché ritengo la Bbs il luogo perfetto dove i giovani possono prepararsi al mondo di domani. E Bergami, il Dean, è un grande innovatore e leader".

Lei sostiene che l’automotive abbia enormi potenzialità di sviluppo. Come valuta la nostra Motor Valley? "Qui c’è del genio. Ci sono molte più capacità e competenze in questo territorio che nella Silicon Valley. Qui si può sviluppare una strategia per lo sviluppo dell’automotive del futuro".

Che cosa le piace, di Bologna? "Il carattere di chi la abita, che la distingue da molte altre città. Qui c’è sempre un certo ottimismo, anche nelle difficoltà. Come in questa pandemia: vedo una città che non si rassegna, che non si lamenta. Ma che pensa a come fare per uscirne".

Il suo piatto preferito? (Spalanca le braccia) "I tortellini in brodo".

Perché? "Perché sono un cibo non solo per il corpo, ma anche per l’anima".

C’è un luogo della città, al di là dei classici monumenti, che preferisce? "La vista della città dalle colline, da Villa Ghigi. Appena posso, vado là a fare jogging. Comunque, Bologna è tutta bella: qui la Storia vive ancora, si respira sotto i portici".

Il suo corso vero e proprio comincia a gennaio. Di cosa si occupa, intanto? "Tengo conferenze. E sto scrivendo un libro sul contratto sociale. Sulla relazione fra grandi imprese, cittadini e governo. Credo sia il momento di riscrivere il nostro contratto sociale"

Lei resta a Bologna fino all’estate prossima, e vedrà dal vivo le elezioni per il sindaco. Come si immagina il sindaco di questa città? "Una persona che abbia il rispetto per il passato ma la mentalità aperta verso il futuro. E che sappia innovare senza distruggere ciò che di buono è stato fatto da quanti sono venuti prima di lui".

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