Emergenza casa, idee e proposte "Regole più snelle e meno vincoli"

Massari (Confcooperative): "La rigenerazione urbana costa molto, dove sono le risorse per incentivarla?"

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di Luca Orsi

Per risolvere l’emergenza casa a Bologna "occorre favorire interventi edilizi che consentano di mettere sul mercato della casa, in locazione o proprietà, un numero adeguato di abitazioni". Lanfranco Massari (nella foto), dirigente di Confcooperative, siede al tavolo tecnico con il Comune – per mettere mano a Piano urbanistico e Regolamento edilizio – come portavoce di Tim.Bo, il coordinamento permanente dell’imprenditoria metropolitana.

Come si sblocca l’attuale situazione di stallo?

"Con senso della realtà e proposte concrete. Oltre a risorse adeguate, pubbliche e private".

Da dove cominciare?

"Occorre togliere alcune rigidità dal Pug, il Piano urbanistico generale e dal Regolamento edilizio. Solo con norme più snelle si favoriscono investimenti di operatori economici e proprietari. Poi, certo, servirebbe una politica per la casa. Che manca da anni".

In passato le cose andavano meglio?

"Dal dopoguerra al 2010 ci sono stati tanti Piani di edilizia residenziale pubblica. Comune, costruttori privati e cooperative hanno realizzato insieme interventi che hanno realizzato, con finanziamenti statali e regionali, un numero di alloggi pari alla città di Imola".

Oggi la parola d’ordine è ‘rigenerazione urbana’.

"Con la nuova Legge regionale si è scelto di dire no a nuovo cemento in aree verdi e agricole".

Si tende al consumo di suolo zero. Non è d’accordo?

"Per carità. Dico solo che è un’alternativa non facile da perseguire".

Perché?

"Perché rigenerare, per esempio demolendo vecchi edifici esistenti per realizzare nuovi alloggi, ha costi doppi rispetto a costruire da zero. Dove sono le risorse per incentivare questa soluzione? Senza dimenticare che i proprietari devono essere d’accordo".

Questo è uno scoglio difficile da superare?

"Diciamo che, nella nostra città, il tema delle demolizioni è complicato, perché c’è un atteggiamento generale piuttosto conservativo".

Lei parla di strumenti urbanistici troppo rigidi. Cosa proponete al Tavolo promosso dal Comune?

"C’è per esempio il tema delle dimensioni minime degli alloggi, non in linea con la moderna composizione delle famiglie, sempre più unipersonali o composta da solo due persone. Ancora, si dovrebbe rivedere il meccanismo del cambio d’uso, che non è agevolato. E, in generale, vanno snellite procedure e alleggeriti vincoli".

Cosa pensa dello scontro fra il sindaco e Nomisma sul tema delle politiche per la casa?

"Ho trovato la cosa surreale. Nomisma ha evidenziato problemi reali e messo in guardia da scenari complicati, che sarebbero difficili da gestire. L’emergenza casa c’è da anni, e continua a peggiorare, investendo anche i ceti medi. La situazione richiede convergenza su obiettivi comuni, non certo lo scontro".

Se il Tavolo raggiungesse gli obiettivi dati domani, fra quanto si vedrebbero le prime case nuove?

"Difficile dirlo. Ma non credo prima di cinque o sei anni".

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