Bologna, 7 settembre 2023 – Come si fronteggia la fuga degli infermieri?
"Mettendo al centro dell’agenda politica e istituzionale del Paese, a tutti i livelli, il tema della carenza di infermieri. In particolare, le criticità arrivano dalle difficoltà di reclutamento perché nel recente passato ai nostri concorsi partecipavano fino a 5mila persone, mentre all’ultimo, dello scorso anno, si sono presentatati meno di mille persone", risponde Pietro Giurdanella, presidente dell’Ordine bolognese delle professioni infermieristiche e coordinatore infermieristico della dialisi dell’Irccs Sant’Orsola.
Quanti lo hanno superato?
"In graduatoria per l’area metropolitana sono entrati 278 e ne rimangono circa 150, ma si tratta di infermieri che contemporaneamente fanno altri concorsi in giro per l’Italia e quando vengono chiamati hanno 30 giorni per rispondere: se rifiutano, come spesso accade, poi si passa al secondo e trascorrono i mesi".
Quale soluzione?
"Sono dinamiche e norme concorsuali di carattere nazionale. Nel contesto metropolitano, per esempio, viene fatto un unico concorso per ottimizzare i tempi, i costi e l’organizzazione: Però c’è anche una criticità".
Quale?
"L’infermiere che fa la domanda non saprà la città, l’ospedale e il reparto in cui andrà a lavorare. I giovani non accettano questo sistema. Io ho 49 anni e 29 anni fa ho vinto il concorso e dalla Sicilia sono venuto a Bologna contento del posto fisso".
Oggi non è più così?
"No. Molti dei giovani infermieri hanno già una laurea magistrale e dei master e chiedono la garanzia di esercitare la professione nell’area clinica specialistica per cui hanno studiato. C’è chi vuole andare in pediatria, chi in sala operatoria e, invece, il sistema concorsuale è generalista, senza garanzia di percorso e di valorizzazione. Così vanno a cercare condizioni più adatte ai loro desideri e competenze".
Diminuiscono gli iscritti al corso di laurea in infermieristica all’Alma Mater?
"Nel 2020 i posti erano 568, nel 2021 e nel 2022 sono saliti a 656. Quindi abbiamo cento posti in più, che però non vengono ricoperti perché gli iscritti sono più o meno 500. E alla fine del triennio si laurea poco meno del 70%. Così i nuovi ingressi non sostituiscono chi va in pensione e chi si trasferisce. Dobbiamo fare investimenti in ambito universitario, dove mancano insegnanti universitari infermieri, e in ambito organizzativo e contrattuale, incentivando economicamente chi ha più competenze".
Gli iscritti all’Ordine diminuiscono?
"Siamo sostanzialmente in linea, circa 8mila".
E nel 2023 quante uscite?
"Poche finora: in 4 sono andati in Inghilterra e verso Ordini di altre province 12 fino al 31 agosto".
Ci sono anche infermieri in entrata?
"Da altri Opi provinciali sono arrivati in 130 da gennaio".
Provenienti da dove?
"Dal Sud e dal centro Italia. Ma presto questi infermieri torneranno nei luoghi di origine dopo aver fatto la formazione specialistica negli ospedali della nostra città, in particolare nelle aree intensive".