Bologna, 6 settembre 2024 – Il diciassettenne bangladese ferito dal sedicenne, che ieri ha accoltellato al cuore e ucciso Fallou Sall, non si dà pace: chiude gli occhi e ripercorre la tragedia. Dietro di lui, la mamma ascolta il racconto, senza distogliere lo sguardo da lui. Gli occhi del ragazzo sono gonfi, spaesati. "Ancora non mi capacito – confessa –. Non riesco a smettere di piangere". Il racconto parte dalla rissa. "Quel ragazzo (l’aggressore, ndr) fa il gradasso con i più piccoli, non è un nostro amico – dice –. Il suo atteggiamento non mi piace e gli ho detto che avrebbe dovuto prendersela con me, non con i deboli". Il diciassettenne mercoledì sera era in compagnia della fidanzata, del cane e dei suoi amici, quando ha incontrato l’assassino. "Con tono ironico gli ho detto che non lo vedevo da un bel po’ – ripercorre –. Lui si è avvicinato e mi ha dato un pugno in faccia. Ci siamo picchiati. Poi lui è scappato rubandomi qualcosa, e Fallou gli è corso dietro, voleva aiutarmi. Quando li ho raggiunti, sono stato colpito al collo, ma non me ne sono accorto: Fallou era a terra, ricoperto di sangue. Eravamo come fratelli. Sto malissimo. Questa persona ha spezzato la vita a un ragazzo di sedici anni: deve pagare".
Cronaca"Eravamo fratelli, è morto per aiutarmi"