CHIARA GABRIELLI
Cronaca

Ergastolo a Cavallini, le motivazioni: "Fornì alibi e supporto agli stragisti"

I giudici della Cassazione spiegano la sentenza con cui hanno reso definitiva la condanna dell’ex Nar. Il suo avvocato Bordoni punta al ricorso alla Corte di Strasburgo: "Continueremo da soli la ricerca della verità".

La Cassazione ha confermato la condanna all’ergastolo di Gilberto Cavallini come esecutore materiale della strage del 2 agosto 1980 alla stazione

La Cassazione ha confermato la condanna all’ergastolo di Gilberto Cavallini come esecutore materiale della strage del 2 agosto 1980 alla stazione

Strage del 2 agosto, il giudizio sull’ex Nar Gilberto Cavallini "si è celebrato a distanza di più di 40 anni dal tragico fatto delittuoso che ha scosso, nel profondo, la coscienza collettiva del nostro Paese. Verrebbe dunque da pensare che sia un mero esercizio storicistico, più che giuridico, con sostanziale inutilità di un processo penale". Ma così non è, e lo mettono nero su bianco i giudici della Prima sezione penale della Cassazione: la ricostruzione dei fatti non si limita ad essere un ‘affresco storico’, ma diventa "un atto capace di cogliere, al di là di ogni ragionevole dubbio, l’aspetto di verità sulla contestazione di concorso nel reato". A gennaio, è diventata definitiva la condanna all’ergastolo per Cavallini, in concorso con gli altri ex Nar, Giusva Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini. L’ex Avanguardia Nazionale Paolo Bellini è in attesa del terzo grado di giudizio dopo l’ergastolo confermato in Appello. "Cavallini si è reso disponibile non solo a ospitare i due sodali (Fioravanti e Mambro, ndr) in Villorba di Treviso ma si rende disponibile ad avallare un alibi che sa essere falso ab initio, con un atteggiamento espressivo che ben può essere considerato indicativo, come è avvenuto in sede di merito, della piena condivisione del programma delittuoso specifico, in ciò fornendo maggior sicurezza per la realizzazione del delitto". Per gli avvocati delle parti civili, si scrive "una pagina fondamentale di giustizia" riguardo "una strage politica che, oltre a sacrificare 85 vite umane, voleva colpire mortalmente la democrazia e il suo sviluppo".

"Sulle ricerche del Dna che si era attribuito alla Fresu – sottolinea Gabriele Bordoni, avvocato (assieme ad Alessandro Pellegrini ) di Cavallini – piuttosto di risolvere il problema mediante un ragionamento deduttivo, si doveva ricorrere alla scienza, ora che le tecniche sono evolute e che tanti processi si risolvono solo in base ad esse. Vuol dire che continueremo da soli la nostra ricerca della verità. È singolare che la Corte affermi che l’alibi fallito circa la trasferta di Mambro, Fioravanti, Ciavardini e Cavallini a Padova sia ’il punto di maggiore fragilità della tesi difensiva circa la assenza di consapevolezza in capo al Cavallini del proposito stragista coltivato da Fioravanti e Mambro’. I quattro erano sodali nei Nar, quindi offrire un alibi agli altri tre è tipico gesto di favoreggiamento postumo e non di partecipazione al reato". Poi, aggiunge Bordoni, "l’incompatibilità tra l’accertamento contenuto nel giudizio su Cavallini e i contenuti della decisione nel giudizio a carico di Bellini viene ritenuta irrilevante, potendo aver agito tutti in concorso fra loro. Peccato che nel processo a Cavallini – incalza Bordoni – di quel concorso di Bellini e di altri non ne ha mai parlato nessuno, neppure in sentenza, quando quell’aspetto, ed è perfino banale rimarcarlo, sarebbe stato di rilevanza determinante rispetto alla ricostruzione dei fatti. Sul punto Cavallini non si è potuto mai difendere. Di questi aspetti se ne riparlerà a Strasburgo e, un domani, in sede di revisione".