Esplosione a Bologna, il poliziotto eroe. "Allontanavo la gente con la schiena bruciata"

La stretta di mano tra il premier Conte e l'agente ricoverato al Bufalini di Cesena: "Ho fatto solo il mio lavoro". I carabinieri feriti: ‘‘E’ stato terribile, non riuscivamo ad allontanare i curiosi’’

L’agente Riccardo Muci con il premier Giuseppe Conte

L’agente Riccardo Muci con il premier Giuseppe Conte

Bologna, 7 agosto 2018 - Riccardo Muci (AUDIOè l’agente del commissariato Santa Viola intervenuto fra i primi, sotto il ponte dell'A14 a Bologna, dopo il terribile incidente fra l’autocisterna di gpl e i tir incolonnati. E’ sceso dalla sua ‘volante’ e ha fatto allontanare molte persone dal luogo dello schianto, prima che ci fosse la terribile esplosione che ha devastato l’autostrada e fatto crollare il ponte. Grazie a lui, molte persone si sono salvate. Muci, trentunenne originario di Copertino della provincia di Lecce, è però stato investito dall’onda d’urto dello scoppio ed è rimasto ustionato seriamente. "Io sono Riccardo, sono un poliziotto e ieri ho fatto solo il mio lavoro. Mi lusinga l'appellativo di eroe, ma sono sicuro che qualunque altro poliziotto o carabiniere che si fosse trovato in quella situazione avrebbe fatto quel che ho fatto io: cercare di garantire la sicurezza dei cittadini", dice dal letto d'ospedale.

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Trasferito al Bufalini di Cesena, stamattina ha ricevuto la visita del premier Giuseppe Conte, che ha voluto sincerarsi delle sue condizioni e gli ha anche stretto la mano, pur fasciata come quasi tutta la parte superiore del corpo, cioè il tronco e le braccia. Il poliziotto eroe non è in pericolo di vita, ma le ustioni sono profonde e potrebbe essere sottoposto a un intervento chirurgico.

"Ho capito subito quello che stava per succedere, nell'aria un odore inconfondibile"

 "Ero con il mio collega, come capo equipaggio della volante, ed eravamo impegnati in un regolare servizio di controllo del territorio a Borgo Panigale - racconta -. Poi abbiamo visto da lontano tutto quel fumo sulla tangenziale e ci siamo avvicinati. Abbiamo chiamato la centrale operativa, che era già stata informata della situazione, e abbiamo fornito tutti i particolari che riuscivamo a vedere dalla nostra posizione, per dare quanti più elementi possibile alle squadre di soccorso".

E in quel momento arriva l'intuizione di Muci: "Appena sceso dall'auto - spiega - ho subito capito quello che stava per succedere, c'era un odore inconfondibile nell'aria. Non potevo lasciare che le auto continuassero a circolare e così ho fatto mettere la volante di traverso, per bloccare l'accesso alla strada in entrambe le direzioni". Ma non solo: "A piedi mi sono spostato verso il ponte, c'erano persone che scattavano foto e facevano video e ho cominciato ad urlare dicendo di allontanarsi. Ero a 20 metri dal ponte quando c'è stata quell'enorme esplosione".

"Con la schiena bruciata ho continuato ad allontanare la gente"

il 31enne ricorda solo una gigantesca onda d'urto che lo ha fatto volare di alcuni metri e un calore folle che gli ha sciolto la maglietta. "Con l'adrenalina in corpo -aggiunge - sono riuscito ad alzarmi e con la schiena bruciata ho continuato a far allontanare la gente. Il mio collega mi ha gettato dell'acqua sulla schiena e insieme a lui e ai carabinieri di Borgo Panigale siamo riusciti a portare i feriti nella caserma dell'Arma. Poi, il dolore si è fatto sentire e sono crollato".

Si è risvegliato in ospedale, dove oggi il premier gli ha stretto la mano. "Avevo capito che la situazione era molto grave - ripete - e il mio primo pensiero è stato quello di mettere in sicurezza le persone. Ho fatto il mio lavoro".

Il premier ha incontrato anche l’altro ferito, un ragazzo bulgaro di 17 anni. E assieme al presidente hanno portato conforto ai feriti anche la bolognese Lucia Borgonzoni e Jacopo Morrone, sottosegretari rispettivamente ai Beni culturali e alla Giustizia.

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Dopo Cesena, il premier e i sottosegretari sono volati in elicottero al Maggiore di Bologna, dove hanno incontrato alcuni degli 11 carabinieri feriti. Sono i militari del Nucleo operativo della Compagnia Borgo Panigale che ieri si sono precipitati sul posto per cercare di mettere in sicurezza la zona. Anche loro sono rimasti ustionati, in modo non grave per fortuna.

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"E’ stato terribile, cercavamo di soccorrere la gente ma la gente non ci ascoltava – racconta il maresciallo Arturo Guidoni, uno dei feriti – Continuavano a venire curiosi e là era tutta una esplosione c’erano fiamme ovunque, una guerra".

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