Il re dello spaccio bolognese evade dal carcere di Milano

Borhane Ayari era ricoverato al Fatebenefratelli. E’ fuggito da una finestra. Per l’Antiterrorismo è pericoloso

Borhane Ayari

Borhane Ayari

Bologna, 19 maggio 2018 - Dopo essere stato il terrore dei pusher rivali alla Fiera e uno dei detenuti più molesti del primo piano della Dozza, Borhane Ayari un anno e mezzo fa era stato trasferito, prima a San Gimignano e poi al carcere di Opera, a Milano. E doveva rimanerci fino al 2032, per scontare una condanna per associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di coca. Ma il tunisino, 43 anni, attenzionato dall’antiterrorismo perché ritenuto pure radicalizzato, ieri mattina è riuscito a evadere.

Nella notte, dopo aver inghiottito una lametta, Ayari ha chiesto al medico di guardia del carcere lombardo di essere portato in ospedale. È stato quindi accompagnato al Fatebenefratelli, dove è stato sistemato in una stanza a piano terra, con gli agenti della penitenziaria a piantonarlo fuori dalla camera. Qui, però, il detenuto ha notato la finestra basculante aperta. Ed è subito scappato, facendo perdere le sue tracce. Il nordafricano ora è ricercato in tutt’Italia, ma un’attenzione particolare è concentrata su Bologna, dove vive la famiglia e dove, alla casa circondariale, sono ancora detenuti i due fratelli.

Borhane e il fratello Youssef furono arrestati a ottobre del 2012 dalla Squadra mobile: i due erano alla testa di una banda che aveva il controllo assoluto dello spaccio di cocaina nella zona nord di Bologna, controllando il mercato della droga al parco Nord, in via Stalingrado, via Ferrarese e anche nel parco Cà Bura in zona Corticella, guadagnando tra i 300 e i 400 euro al giorno. E la piazza la controllavano con il sangue. L’indagine che aveva portato all’arresto del gruppo, era partita infatti dal ferimento di un pusher marocchino, colpito da uno sparo ad un piede, nell’ambito di un regolamento di conti per il controllo del territorio, pare per una partita di droga pagata con soldi falsi. A sparare era stato Youssef, ora ospite della Dozza, come il terzo fratello, il minore. Quando li avevano arrestati, i fratelli Ayari a casa avevano pure un fucile rubato.

E se Borhane era stato un soggetto più che pericoloso in giro per Bologna, una volta dietro le sbarre aveva continuato a spadroneggiare. All’ennesima rissa scatenata dal tunisino, ne era stato disposto il trasferimento, lontano dai fratelli, a fine del 2016. Intanto però, nel tempo passato alla Dozza, il quarantatreenne aveva anche avuto modo di radicalizzarsi. Tanto che, dal 2014, era finito tra i soggetti ad alto rischio, monitorati dalla penitenziaria, per la sua inclinazione a predicare la Jihad. Si era pure autoproclamato imam. Ora, che è di nuovo a piede libero, il sospetto è che il tunisino, separato con un figlio, possa voler tornare ‘a casa’.

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