Faac, l’Arcidiocesi: “Con trust inizia nuovo corso, ma la società rimarrà sempre all’ombra delle Due Torri”

Dopo una battaglia legale con i parenti sui testamenti del defunto imprenditore, e dopo una soluzione transattiva da 60 milioni, la maggioranza delle azioni era ritornata ‘in portafoglio’ alla Chiesa bolognese

Sede Faac

Sede Faac

Bologna, 7 giugno 2015 - Liquidato l’ex socio di minoranza Somfy e «con la successiva costituzione del Trust inizia, in concomitanza con la celebrazione del cinquantesimo anno della sua fondazione, un nuovo corso per la società Faac, che rimarrà sempre all’ombra delle Due Torri». È quanto scrive Adriano Guarnieri, portavoce dell’Arcivescovo, Cardinale Carlo Caffarra su ‘Bologna Sette’, supplemento domenicale del quotidiano ‘Avvenire’, a cura dell’Arcidiocesi bolognese.

Le parole della curia felsinea arrivano dopo che, lo scorso 27 maggio a Milano nello studio studio del notaio Piergaetano Marchetti e alla presenza dello stesso arcivescovo Caffarra, è stato costituito il trust che gestirà la Faac, multinazionale dei cancelli automatici di Zola Predosa lasciata in eredità all’Arcidiocesi emiliana da Michelangelo Manini, proprietario dell’azienda scomparso a marzo 2012. I ‘trustee’ che lo compongono sono l’attuale presidente di Faac, l’avvocato Andrea Moschetti, l’avvocato Bruno Gattai, che aveva seguito cause civili per conto della Faac e Giuseppe Berti, manager proveniente da Luxottica. Con la costituzione del Trust, l’arcidiocesi rimane beneficiaria dei dividendi, ma affida la nuda proprietà, le azioni e il diritto di voto ai componenti dello stesso Trust, che ha durata trentennale. «Fin dal momento del doveroso atto di accettazione dell’eredità - si legge sul quotidiano - l’Arcivescovo di Bologna aveva pensato alla rinuncia totale della gestione diretta, sia perché i doveri di un Vescovo sono altri, sia perché si riteneva, come si ritiene, assolutamente incompetente ad un tale compito».

Quindi, «aiutato da molto competenti - viene sottolineato - e dopo lunghe riflessioni, si è giunti alla conclusione di costituire il trust. Con questo atto, come già in precedenza preannunciato, ed a compimento di un lungo iter, l’Arcivescovo ha posto fine alla gestione diretta della società da parte dell’Arcidiocesi di Bologna». Dopo una battaglia legale con i parenti sui testamenti del defunto imprenditore, e dopo una soluzione transattiva da 60 milioni, la maggioranza delle azioni della Faac era ritornata ‘in portafoglio’ alla Chiesa bolognese, a giugno dello scorso anno.

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