Fabio Fabbi e i diari ritrovati. "Il mistero di quei taccuini d'artista"

Francesca Sinigaglia, storica dell’arte, ha riportato alla luce le carte private. Che svelano tante cose

Le pagine di uno dei 15 taccuini di Fabio Fabbi

Le pagine di uno dei 15 taccuini di Fabio Fabbi

Bologna, 11 marzo 2021 - L’archivio storico del pittore Fabio Fabbi (Bologna, 1861-Casalecchio di Reno, 1945) è in buone mani. Infatti, questa preziosa e unica documentazione è stata acquistata da pochissimo tempo da una giovane storica dell’arte bolognese, Francesca Sinigaglia , tramite Edoardo Battistini della Galleria Fondantico. L’archivio apparteneva ad un collezionista privato che l’aveva comperato dagli eredi Fabbi e l’aveva tenuto per 50 anni in una cassetta di sicurezza. Non andrà quindi disperso né frazionato, ma verrà studiato, catalogato e archiviato dalla Sinigaglia che lo renderà fruibile a tutti mediante un sito, in parte già attivo (archiviofabiofabbi.it). Il valore culturale che si trarrà da questi studi arricchirà la conoscenza e l’importanza del pittore che, fissando degli scorci e delle immagini di una Bologna che non c’è più, ha dato una testimonianza pittorica e storica incredibile. A questo proposito la storica dell’arte parlerà oggi con la Commissione Cultura per proporre una via dedicata al pittore.

Dottoressa Sinigaglia, lei è molto giovane… "Sì, ho 33 anni e mi sono laureata a Bologna in Arti Visive".

Come mai un acquisto così mirato? "Mi sembrava un’acquisizione coerente con i miei interessi, avvenuta proprio mentre studiavo l’artista per la mostra che verrà organizzata in ottobre dalla Galleria Fondantico. Fabbi ha già un’importante valorizzazione alle spalle con diverse mostre, però era sempre stato studiato a livello di critica d’arte e non di storia e sulle fonti. Cosa che io, ora, con l’archivio ho la possibilità di fare supportata da questi nuovi documenti e carte private che servono per garantire il livello di storicità legato all’artista".

Ossia? "Parlo di circa 15 taccuini che l’artista riempiva durante i suoi viaggi in Italia e in Europa con disegni e appunti. Per esempio, nel 1886 compì un viaggio in Egitto per raggiungere il fratello ad Alessandria. Qui ebbe modo di conoscere l’arte orientale, che influirà decisamente sulla sua pittura che diventerà ’orientalista’. Tornato in Italia, Fabbi sarà un punto di riferimento mondiale per questo stile orientaleggiante, un po’ il suo ’marchio di fabbrica’, di gran moda a quei tempi. Nell’archivio ho trovato le commissioni di quadri di alcuni collezionisti americani, nonchè i suoi legami con mercanti fiorentini. Le carte danno uno spessore diverso dell’artista".

E poi? "Parallelamente, Fabbi svilupperà anche un’altra pittura più veloce, un po’ impressionista. Documentata molto nei taccuini che vanno di anno in anno e contengono anche cenni sulla sua vita privata. Di cosa ha fatto, dove andava, il tutto realizzato con bozzetti e appunti".

Cosa contiene inoltre l’archivio? "Un’importante documentazione legata alle fotografie, da lui stesso eseguite, dei suoi singoli lavori; sono utili per il mio obbiettivo, che sarà quello di realizzare un catalogo ragionato delle opere. Molte di queste non sono ancora state trovate sul mercato. Fabbi era ordinatissimo: dietro queste fotografie annotava chi acquistava le opere, le misure e il numero di inventario delle stesse. Questo agevola il mio lavoro di archiviazione".

Fabbi ha anche un merito assoluto: ha dipinto, fermato nel tempo, le immagini, gli scorci di una Bologna che non c’è più. "I suoi quadri da cavalletto sono una memoria storica: vedi l’immagine delle 4 torri con le due torri Artemisi e Riccadonna abbattute nel 1919, e ancora via Orefici, il Nettuno, piazza Maggiore, la scalinata di San Petronio. Fabbi traccia la coscienza storica cittadina. Ha inoltre realizzato molte commissioni pubbliche tra cui la pala d’altare del Sacro Cuore nella chiesa di Sant’Antonio Abate in via D’Azeglio. Nell’archivio ho le fotografie dei bozzetti e della pala al momento dell’affissione".

Come definisce stilisticamente questo pittore bolognese? "Un artista fin de siècle legato ad un’espressività liberty, ma con tratti impressionisti. Però lo stile di Fabbi è solo Fabbi".

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