
Il trombettista in concerto stasera al teatro Consorziale di Budrio con Alberto Marsico e Alessandro Minetto.
Prima le linee dei contrasti corposi, sulle ombre nette, sulle assonanze repentine, poi i duelli subito conchiusi fra solisti che non vogliono sopraffarsi. Gospel spirituale con le spezie dello swing a colpi di hard bop. A prometterlo è Fabrizio Bosso, tromba siderale che firma ’Welcome Back’ con lo Spiritual Trio, auto-dedica di "bentornato" dell’ultimo progetto. Saggio che darà stasera al Teatro Consorziale di Budrio (ore 21) per la 26a edizione di Crossroads in interplay con Alberto Marsico all’organo Hammond e Alessandro Minetto alla batteria. Note eleganti per dar corpo a un’immagine di musica piena di leggerezza e nostalgia affidata a interpreti capaci e sensibili del jazz nostrano, chiamati a sfogliare l’album in uscita in questi giorni per l’etichetta Warner Music Group. Epitome della pluralità dei mondi ’bossiani’, che in questo caso riflettono gli opposti della Black American Music, musica per il Signore e musica per l’Uomo, gospel e jazz, estasi condivise di un mistico connubio. ’Bentornato’ come frammenti di ascolto in cui gli spazi solistici agganciano una dimensione estetica di ampio respiro grazie anche a un costante supporto reciproco e un ascolto attento tra i musicisti.
"È un tributo alla musica nera pronunciata nella variante gospel e spiritual –_spiega lo stesso Bosso –, introdotto da ’Someday we all be free’. Con una scaletta spalmata lungo tutto il percorso musicale del trio, ma che per larga parte è quella dell’ultimo capitolo del trittico iniziato con ’Spiritual’ che nel 2011 affrontava brani radicati nella tradizione popolare nera, seguito un paio d’anni dopo da ’Purple’, esplorazione profonda dell’universo Gospel". Una ricerca meticolosa delle melodie reinterpretabili con afflato spiritual – anche se di origini differenti – in linea con la cifra sonora del trio: da Cold Duck Time di Les McCann alla ballad Lawns di Carla Bley, oltre a qualche successo d’antan e spiritual laici con licenze blues. Canovaccio che ripropone l’idioma afro-americano nella sua dimensione più godibilmente europea. Là dove il jazz è presente come un retrogusto persistente. Domanda d’obbligo al trombettista che il gotha del jazz ci invidia: intravede un altro Bosso all’orizzonte? "Ce ne saranno diversi, non solo uno, grazie a scuole di altissimo livello come il Pentagramma di Bari e il Saint Louis College of Music di Roma che sfornano musicisti tecnicamente già pronti a getto continuo".